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martedì, ottobre 30, 2012
Misteri e segreti di Roma
Via di Torre Argentina
Vi caddero Cesare e il barbiere
Sotto la platea del Teatro Argentina (che vide nel 1816, il clamoroso fiasco del Barbiere di Siviglia rossiniano alla sua prima rappresentazione) potrebbe trovarsi il luogo in cui Cesare cadde sotto il pugnale dei congiurati; in quest'area si trovavano infatti le aule e i porticati antistanti al Teatro di Pompeo, dove Cesare fu ucciso.
lunedì, ottobre 22, 2012
Misteri e segreti di Roma
Via Garibaldi
La Tomba di Beatrice Cenci
Sotto igradini dell'altar maggiore di San Pietro in Montorio alcuni ritengono che sia sepolta Beatrice Cenci; ma ricorre insistente la notizia che la sua tomba sia stata rpofanata e i resti dispersi dai giacobini nel 1790. La testa sol si sarebbe salvata, e sarebbe stata portata all'estero da un scultore francese.
In questa chiesa, in ogni caso, il corpo di Beatrice fu sepolto dai frati, con accanto la testa su un piatto d'argento
mercoledì, ottobre 17, 2012
Trilussa
La fretta
Se stà a fà sera e nantra giornata de lavoro se n'è annata:
c'ho l'ossa tutte rotte, la capoccia frastornata.
Cammino senza prescia, tanto, che devo fa?
Si torno a casa me tocca pure sfacchinà!
Sur viale del tramonto me fa l'occhietto er sole,
e dopo nà giornata a dà i resti a chi li vole,
l'osservo m'bambolato, come fosse, nà visione.
Me fermo lì a guardallo, ma chi l'avrà inventato?
È bello forte, nun l'avevo mai notato!
Sempre a combatte, sempre appresso a tutti i guai,
splende splende, ma nun m'o godo mai.
È robba che co quell'aria bonacciona e rassicurante,
riuscirebbe a fà sentì amico ogni viandante.
Stà palla arancione m'ha messo pure arsura, ma, ahò!
Nun so mica nà monaca de clausura!
E allora ò sai che nova c'è? Io nun c'ho più fretta
e me butto drent'ai meandri dè nà fraschetta.
Con le zampe sotto ar tavolino,
e in compagnia dè n'ber fiasco de vino,
me guardo intorno soddisfatto,
finalmente ho smesso de sbrigamme come un matto!
E mentre er Cannellino m'arriva ar gargarozzo
Rido cò n'amico e ordino nantro litrozzo.
La vista me se annebbia ma non la mia coscienza
che se mette a riflette sull'umana esistenza:
a che serve stà sempre a core pè tutte le raggioni
si so quasi sempre rotture dè cojoni!
Trilussa
Questione di pelle
-Che cane buffo! E dove l' hai trovato? -
Er vecchio me rispose: - é brutto assai,
ma nun me lascia mai: s' é affezzionato.
L' unica compagnia che m' é rimasta,
fra tanti amichi, é ' sto lupetto nero:
nun é de razza, é vero,
ma m' é fedele e basta.
Io nun faccio questioni de colore:
l' azzioni bone e belle
vengheno su dar core
sotto qualunque pelle.
Trilussa
Quanno dai la mano a uno te po' capità de strigne
quella de nò zozzone o quella de 'n ladro o 'n delinguente.
Perciò salutamose tutti a la romana:
se vorremo ancora bene, tenendose a distanza!
quella de nò zozzone o quella de 'n ladro o 'n delinguente.
Perciò salutamose tutti a la romana:
se vorremo ancora bene, tenendose a distanza!
Misteri e segreti di Roma
Via de' Banchi Nuovi
Cellini e l'Aretino
In questa via tenne bottega il Cellino, ebbe sede il "banco" degli Spannicchi, passato poi ad Agostino Chigi già loro impiegato, e più tardi abitò l'Aretino, dalla casa di Agostino Chigi fuggito nel 1511, bastardo tredicenne, in livrea e con una coppa d'argento rubata al padrone.
Sulla vicina riv del Tevere, l'Aretino ventisettenne fu ferito con con que pugnalate da Achille della Volta, gentiluomo bolognese, suo rivale negli amori di una cuoca; e non avendo ottenuto giustizia concepì per la corte romana un astio feroce, avvertibile in molte opere del flagello dei principi.
Il luogo più indegno
Come altre vie ri Roma, questa via ospitava, finaco a fianco, palazzi nobilissimi e case di cortigiane che poco avevano da invidiare ai primi. Anzi, le case che qui sorgevano, abitate dalle celeberrime meretrici Laura Bona e Imperia, erano tra le più sontuose di Roma,Imperia aveva una abitazione splendida, dove ogni minimo particolare era opera di un artista. Un giorno il nobile amsciatore del Re di Spagna faceva pazientemente anticamera nei sontuosi ambienti, in attesa di godere dei favori di Imperia. Venendogli improvisa improvvisa e irrefrenabile la voglia di sputre, si guardò intorno; ogni cosa era superba, di finissima fattura; vasetti e piatti erano ceramiche di Urbinoe di Faenza, bacili d'argento mostravano l'arte di sommi maestri del bulino. Sconcertato, l'ambasciatore finì per chiamare il suo fedele valletto; e gli sputò sul viso, considerandolo di gran lunga la cosa più indegna che si trovasse nella stanza.
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