In alto, appena sotto il lucernario, corre un madornale fregio allegorico uscito verso il 1910 dal pennello di Giulio Aristide Sartorio: dove la sfrenata retorica delle figurazioni delle figurazioni risulta appena temperata da una punta di lasciva e leziosa leggiadria.
Invece alle spalle del banco della Presidenza, che guarda l'emiciclo e sta più in alto di quello dei ministri, figura un grande rilievo in bronzo che vorrebbe riassumere la storia guerriera dell'unità d'Italia attraverso la glorificazione della dinastia sabauda: è opera del torinese Davide Calandra, specialista al suo tempo in monumenti ai Savoia, e ricorda nel modellato secco di tipo militaresco, a parte naturalmente le proporzioni, certe targhe ai Caduti in tante parti della provincia italiana.
Le tribune corrono al livello del primo piano, circondando l'aula intorno intorno a quell'altezza. La più vasta, dirimpetto all'emiciclo, è quella un tempo riservata al re e oggi al Presidente della Repubblica. Poi vengono le tribune per il corpo diplomatico e le varie rappresentanze ufficiali, finché si arriva a quelle per il pubblico, capaci di un 100 di posti. Una tribunetta piccola piccola serviva una volta alle Collaresse, cioè alle mogli dei Collari dell'Annunziata; adesso di solito resta vuota oppure ci vanno se vogliono, ma è raro, le consorti degli ambasciatori.
continua...
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