Traduttore
martedì, giugno 29, 2010
lunedì, giugno 28, 2010
La Verità che stava in fonno ar pozzo
Una vorta strillò: - Correte, gente,
Chè l’acqua m’è arivata ar gargarozzo! -
La folla corse subbito
Co’ le corde e le scale: ma un Pretozzo
Trovò ch’era un affare sconveniente.
- Prima de falla uscì - dice - bisogna
Che je mettemo quarche cosa addosso
Perchè senza camicia è ‘na vergogna!
Coprimola un po’ tutti: io, come prete,
Je posso dà’ er treppizzi, ar resto poi
Ce penserete voi...
- M’assoccio volentieri a la proposta
- Disse un Ministro ch’approvò l’idea. -
Pe’ conto mio je cedo la livrea
Che Dio lo sa l’inchini che me costa;
Ma ormai solo la giacca
È l’abbito ch’attacca. -
Bastò la mossa; ognuno,
Chi più chi meno, je buttò una cosa
Pe’ vedè’ de coprilla un po’ per uno;
E er pozzo in un baleno se riempì:
Da la camicia bianca d’una sposa
A la corvatta rossa d’un tribbuno,
Da un fracche aristocratico a un cheppì.
Passata ‘na mezz’ora,
La Verità, che s’era già vestita,
S’arrampicò a la corda e sortì fôra:
Sortì fôra e cantò: - Fior de cicuta,
Ner modo che m’avete combinata
Una vorta strillò: - Correte, gente,
Chè l’acqua m’è arivata ar gargarozzo! -
La folla corse subbito
Co’ le corde e le scale: ma un Pretozzo
Trovò ch’era un affare sconveniente.
- Prima de falla uscì - dice - bisogna
Che je mettemo quarche cosa addosso
Perchè senza camicia è ‘na vergogna!
Coprimola un po’ tutti: io, come prete,
Je posso dà’ er treppizzi, ar resto poi
Ce penserete voi...
- M’assoccio volentieri a la proposta
- Disse un Ministro ch’approvò l’idea. -
Pe’ conto mio je cedo la livrea
Che Dio lo sa l’inchini che me costa;
Ma ormai solo la giacca
È l’abbito ch’attacca. -
Bastò la mossa; ognuno,
Chi più chi meno, je buttò una cosa
Pe’ vedè’ de coprilla un po’ per uno;
E er pozzo in un baleno se riempì:
Da la camicia bianca d’una sposa
A la corvatta rossa d’un tribbuno,
Da un fracche aristocratico a un cheppì.
Passata ‘na mezz’ora,
La Verità, che s’era già vestita,
S’arrampicò a la corda e sortì fôra:
Sortì fôra e cantò: - Fior de cicuta,
Ner modo che m’avete combinata
Nella stanza del Delegato
Qual è stato il movente der delitto ?
Come sarebbe a di’ ? quale movente ?
Io, pe’ me tanto, nun movevo gnente
se l’ammazzato fosse stato zitto.
Domani, ne la lettera ch’ho scritto,
je spiego l’omicidio chiaramente,
e lei ch’è una persona intelligente
dirà se stavo o non ner mio diritto.
Perfino l’avvocato me consija
de confessà’ sinceramente er fatto
perchè me sarva un vizzio de famija:
Nonno beveva, nonna più de lui,
mi’ padre , poveretto, è morto matto,
mi’ madre era epilettica: per cui…
domenica, giugno 27, 2010
sabato, giugno 26, 2010
venerdì, giugno 25, 2010
iL CORPO RACCONTA
Le variazioni del timbro di voce e del modo di parlare sovente accompagnano le menzogne. Una costante che contraddistingue chi sta mentendo è il tono che suona più acuto e stridulo. Se il soggetto avverte del risentimento e vuole nasconderlo, la sua voce tende a diventare più metallica, secca e di volume più alto. La pronuncia delle parole viene accellerata ed esse, spesso, risultano "mangiate" tanto che il discorso appare come "seghettato" e non fluido; inoltre le pause fra le parole si fanno più brevi.
Menzognieri attenti!
(Anonimo veneziano)
Menzognieri attenti!
(Anonimo veneziano)
INVENZIONI
Nel 1926 il modo vivere cambiò per un fermento di piccole invenzioni.
Stati Uniti, "nelle case si usano i primi tostapani elettrici"
Lo sapevate? Bene ora lo sapete.
(Anonimo veneziano)
Gran Bretagna "si ebbe la prima dimostrazione pubblica della televisione."
Gran Bretagna, "a Londra vengono installati i primi semafori automatici"
Canada, "gli spazzaneve entrano in funzione per rendere le strade più sicure in inverno" Norvegia, "Erik Rotheim progetta il nebulizzatore e nel 1941 entrano in commercio le bombolette di aerosol."
Germania," la società IG Farben produce la prima gomma sintetica, chiamata BUNA."
Stati Uniti, "si montano i primi fari antinebbia."Gran Bretagna, "a Londra vengono installati i primi semafori automatici"
Canada, "gli spazzaneve entrano in funzione per rendere le strade più sicure in inverno" Norvegia, "Erik Rotheim progetta il nebulizzatore e nel 1941 entrano in commercio le bombolette di aerosol."
Germania," la società IG Farben produce la prima gomma sintetica, chiamata BUNA."
Stati Uniti, "nelle case si usano i primi tostapani elettrici"
Lo sapevate? Bene ora lo sapete.
(Anonimo veneziano)
giovedì, giugno 24, 2010
Trilussa
Lisetta cór signorino
Su, me faccia stirà la biancheria,dia confidenza a chi je pare e piace:
nun me faccia inquietà, me lassi in pace:
la pianti, signorino, vada via...
Che straccio de vassallo, mamma mia!
No, levi quela mano, me dispiace,
se no lo scotto, abbadi so capace...
Dio, che forza che cià! Gesummaria!
Un bacio?.. È matto! No, che chiamo gente:
me lo vò da' p è forza o per amore!
Eh! je l'ha fatta! Quanto è propotente!
Però... te n'è costata de fatica!
Dimme la verità, co' le signore
'sta resistenza nu' la trovi mica!
PASQUINO - URBANO VIII ( Maffeo Barberini, 1623 - 1644 )
Tomba in S. Pietro nella tribuna a destra.
Per le nuove tasse da lui imposte, che gli guadagnarono il soprannome di " papa gabella".
Urbano ottavo dalla barba bella, finito il giubileo, impone la gabella.
Il 26 di luglio 1644, mentre il papa era moribondo, uscì un editto: si erano tolti sei giuli di gabella alla macina, ma si erano aggiunti un quattrino alla carne e due quattrini al sale; il pane era cresciuto di mezza oncia. Morto Urbano, sul suo tumolo si trovò mezza oncia di pane è la scritta
Questo d'Urban si scriva al monumento: "Ingrasso l'api e scorticò l'armento."
Tomba in S. Pietro nella tribuna a destra.
Per le nuove tasse da lui imposte, che gli guadagnarono il soprannome di " papa gabella".
Urbano ottavo dalla barba bella, finito il giubileo, impone la gabella.
Il 26 di luglio 1644, mentre il papa era moribondo, uscì un editto: si erano tolti sei giuli di gabella alla macina, ma si erano aggiunti un quattrino alla carne e due quattrini al sale; il pane era cresciuto di mezza oncia. Morto Urbano, sul suo tumolo si trovò mezza oncia di pane è la scritta
PER GRAZIA RICEVUTA
Epitaffio:Questo d'Urban si scriva al monumento: "Ingrasso l'api e scorticò l'armento."
La maestra chiede a Gianni: "Ci sono cinque uccelli appollaiati su un ramo. Se spari ad uno degli uccelli, quanti ne rimangono?"
GIANNI risponde: "Nessuno, perchè con il rumore dello sparo voleranno via tutti"
LA MAESTRA ribatte: "La risposta giusta è quattro, ma mi piace come ragioni."
ALLORA Gianni dice: " Le faccio anch'io una domanda. Ci sono tre donne sedute su una panchina che mangiano il gelato. Una lecca delicatamente ai lati, la seconda lo ingoia tutto fino al cono, mentre la terza dà piccoli morsi in cima al gelato. Quale delle tre è sposata?"
L' INSEGNANTE arrossisce e risponde: "Suppongo la seconda....quella che se lo mette tutto in bocca"
E GIANNI: " beh, la risposta corretta è quella che porta la fede al dito, ma mi piace come ragiona?.
RAGIONARE SULLE COSE DELLA VITA E' IMPORTANTE, CI DISTINGUE DAI FICHI SECCHI.
GIANNI risponde: "Nessuno, perchè con il rumore dello sparo voleranno via tutti"
LA MAESTRA ribatte: "La risposta giusta è quattro, ma mi piace come ragioni."
ALLORA Gianni dice: " Le faccio anch'io una domanda. Ci sono tre donne sedute su una panchina che mangiano il gelato. Una lecca delicatamente ai lati, la seconda lo ingoia tutto fino al cono, mentre la terza dà piccoli morsi in cima al gelato. Quale delle tre è sposata?"
L' INSEGNANTE arrossisce e risponde: "Suppongo la seconda....quella che se lo mette tutto in bocca"
E GIANNI: " beh, la risposta corretta è quella che porta la fede al dito, ma mi piace come ragiona?.
RAGIONARE SULLE COSE DELLA VITA E' IMPORTANTE, CI DISTINGUE DAI FICHI SECCHI.
martedì, giugno 22, 2010
Che ffior de Papa creeno! Accidenti!
Co rrispetto de lui pare er Cacamme.
Bbella galanteria da tate e mmamme
Pe ffà bbobo a li fijji impertinenti!
Ha un erpeto pe ttutto, nun tiè ddenti,
È gguercio, je strascineno le gamme,
Spènnola da una parte, e bbuggiaramme
Si arriva a ffà la pacchia a li parenti.
Guarda llí cche ffigura da vienicce
A ffà da Cristin terra! Cazzo matto
Imbottito de carne de sarcicce!
Disse bbene la serva de lorefisce
Quanno lo vedde in chiesa: «Uhm! cianno fatto
Un gran brutto strucchione de Pontefisce».
Un vecchio Cervo un giorno
sfasciò co' du' cornate
le staccionate che ciaveva intorno.
Giacché me metti la rivoluzzione,
je disse l'Omo appena se n'accorse -
te tajerò le corna, e allora forse
cambierai d'opinione...
No, - disse er Cervo - l'opinione resta
perché er pensiero mio rimane quello:
me leverai le corna che ciò in testa,
ma no l'idee che tengo ner cervello.
lunedì, giugno 21, 2010
giovedì, giugno 17, 2010
Gioacchino Belli - La bocca de la verità
In d'una chiesa sopra a 'na piazzetta
Un po' ppiù ssù de Piazza Montanara
Pe la strada che pporta a la Salara,
C'è in nell'entrà una cosa benedetta.
Pe ttutta Roma quant'è larga e stretta
Nun poterai trovà cosa ppiù rara.
È una faccia de pietra che tt'impara
Chi ha detta la bucìa, chi nu l'ha detta.
S'io mo a sta faccia, c'ha la bocca uperta,
Je ce metto una mano, e nu la striggne
La verità da me ttiella pe certa.
Ma ssi fficca la mano uno in bucìa,
Èssi sicuro che a tirà né a spiggne
Quella mano che lì nun viè ppiù via.
Un po' ppiù ssù de Piazza Montanara
Pe la strada che pporta a la Salara,
C'è in nell'entrà una cosa benedetta.
Pe ttutta Roma quant'è larga e stretta
Nun poterai trovà cosa ppiù rara.
È una faccia de pietra che tt'impara
Chi ha detta la bucìa, chi nu l'ha detta.
S'io mo a sta faccia, c'ha la bocca uperta,
Je ce metto una mano, e nu la striggne
La verità da me ttiella pe certa.
Ma ssi fficca la mano uno in bucìa,
Èssi sicuro che a tirà né a spiggne
Quella mano che lì nun viè ppiù via.
Lei, quanno lui je disse: -- Sai? te pianto... --
s'intese gelà er sangue ne le vene.
Povera fija! fece tante scene,
poi se buttò sul letto e sbottò un pianto.
-- Ah! -- diceva -- je vojo troppo bene!
Io che j'avrebbe dato tutto quanto!
Ma c'ho fatto che devo soffrì tanto?
No, nun posso arisiste a tante pene!
O lui o gnisuno!... -- E lì, tutto in un botto,
scense dar letto e, matta dar dolore,
corse a la loggia e se buttò de sotto.
Cascò de peso, longa, in mezzo ar vicolo...
E mò s'è innammorata der dottore
perché l'ha messa fòri de pericolo!
Cuattro angioloni co le tromme in bocca
Se metteranno uno pe ccantone
A ssonà: poi co ttanto de voscione
Cominceranno a ddí: «Ffora a cchi ttocca.»
Allora vierà ssú una filastrocca
De schertri da la terra a ppecorone,
Pe rripijjà ffigura de perzone,
Come purcini attorno de la bbiocca.
E sta bbiocca sara Ddio bbenedetto,
Che ne farà du’ parte, bbianca, e nnera:
Una pe annà in cantina, una sur tetto.
All’urtimo usscirà ‘na sonajjera
D’angioli, e, ccome si ss’annassi a lletto,
Smorzeranno li lumi, e bbona sera.
Regazze mie, er primo ggiorno de ll'anno nôvo, annate su la porta de casa, pijate una ciavatta, e bbutattela o su' ripiano der primo capo de le scale, oppuramente de fôra der portone.
Si la punta de la scarpa o dde la ciavatta, in der cascà che ffà pper ttèra, arimane arivortata verso la porta o er portone de casa che ssia, allora è segno che puro drento l'anno nôvo nu' sposate; ma ssi la punta de la ciavatta arimane vortata verso l'uscita, allora è ssegno che ddrento l'anno ve maritate certamente.
E li ministri de qualunque Stato
So' stati sempre tutti de 'na setta!
Irre orre... te porteno in barchetta,
E te fanno contento e cojonato.
E così lui: ce se trovò incastrato
A doveje pe forza daje retta,
Je fecero la solita scoletta,
Da Erode lo mannaveno a Pilato.
E invece de venì a 'na decisione,
- Sa? je fecero, senza complimenti
Qui bisogna formà 'na commissione.
Lei j'annerà a spiegà de che se tratta,
E, dice, quanno loro so' contenti,
Ritorni pure che la cosa è fatta.
So' stati sempre tutti de 'na setta!
Irre orre... te porteno in barchetta,
E te fanno contento e cojonato.
E così lui: ce se trovò incastrato
A doveje pe forza daje retta,
Je fecero la solita scoletta,
Da Erode lo mannaveno a Pilato.
E invece de venì a 'na decisione,
- Sa? je fecero, senza complimenti
Qui bisogna formà 'na commissione.
Lei j'annerà a spiegà de che se tratta,
E, dice, quanno loro so' contenti,
Ritorni pure che la cosa è fatta.
lunedì, giugno 14, 2010
CANTO 1°
Del più bravo tra i Sgherri Romaneschi,
Che più d'ogn'altro mentovà se fava,
De sentì raccontà non vi rincreschi
Quel gran valor, per cui scialante annava.
Solo, perché in natali birbanteschi
Mostrava un genio nobile, mostrava,
E gran machine havé nel cocuzzòlo,
Le sue grolie cantà me va a fasciolo.
Del più bravo tra i Sgherri Romaneschi,
Che più d'ogn'altro mentovà se fava,
De sentì raccontà non vi rincreschi
Quel gran valor, per cui scialante annava.
Solo, perché in natali birbanteschi
Mostrava un genio nobile, mostrava,
E gran machine havé nel cocuzzòlo,
Le sue grolie cantà me va a fasciolo.
Vedi là quela statua der Moro
C'arivorta la panza a Sant'Aggnesa?
Ebbè, una vorta una Siggnora ingresa
La voleva dar Papa a ppeso d'oro.
Ma er Zanto Padre e tutto er Conciastoro,
Sapenno che quer marmoro, de spesa,
Costava più zecchini che nun pesa,
Senza nemmanco valutà er lavoro;
Je fece arrepricà dar Zenatore
Come e quarmente nun voleva venne
Una funtana de quer gran valore.
E quell'ingresa che ppoteva spenne,
Dicheno che ce morze de dolore:
Luciattei requia e scant'in pace ammenne.
C'arivorta la panza a Sant'Aggnesa?
Ebbè, una vorta una Siggnora ingresa
La voleva dar Papa a ppeso d'oro.
Ma er Zanto Padre e tutto er Conciastoro,
Sapenno che quer marmoro, de spesa,
Costava più zecchini che nun pesa,
Senza nemmanco valutà er lavoro;
Je fece arrepricà dar Zenatore
Come e quarmente nun voleva venne
Una funtana de quer gran valore.
E quell'ingresa che ppoteva spenne,
Dicheno che ce morze de dolore:
Luciattei requia e scant'in pace ammenne.
Ho letto spesso che la gente antica
pe' conserva' la donna casta e pura
je metteva una spece de cintura
pe' sarva' l'onestà senza fatica.
Qualunque amante, ner lascia' l'amica,
je la chiudeva co' 'sta seratura...
Che gente scema! che caricatura!
Che marfidati, Iddio li benedica!
Oggi che semo gente più morale
'Ste cose nun succedeno, per via
Che la femmina è onesta ar naturale.
Ma se però ce fusse ancora st'uso
come farebbe Mariettina mia
Pe' ricordasse l'urtimo ch'ha chiuso?
TRILUSSA
ner vedè un'Automobbile a benzina.
- Indove passi tu, nasce un macello!
Hai sbudellato un cane, una gallina,
un porco, un'oca, un pollo...
Povere bestie! Che carneficina!
Che sfraggello che fai! Rottadecollo!
- Non fiottà tanto, faccia d'impunito!
- rispose inviperita l'Automobbile. -
Se vede che la porvere e lo sbuffo
de lo stantuffo t'hanno intontonito.
Nun sai che quanno io corro ciò la forza
de cento e più cavalli? E che te credi
che chi vò fa carriera se fa scrupolo
de quelli che se trova fra li piedi?
Io corro e me ne infischio e nun permetto
che 'na bestiaccia ignobbile
s'azzardi de mancamme de rispetto!
E ner dì ste parole l'Automobbile
ce mise drento tanto mai calore
che er motore, infuocato, je scoppiò.
Allora cambiò tono. Dice: - e mò?
Chi me rimorchierà fino ar deposito?
Amico mio, tu capiti a proposito,
tu solo poi sarvà la situazzione!...
- Vengo - je disse er Ciuccio - e me consolo
che cento e più cavalli a l'occasione
hanno bisogno d'un somaro solo.
giovedì, giugno 10, 2010
Bastardelli futtuti, adess'adesso
Si nun ve la sbiggnate tutti quanti,
Viengo giù, ccristo, e vve n'ammollo ttanti,
Tutti de peso e cco la ggionta appresso.
Che sso! mmai fussim'ommini de ggesso,
Da piantà llì cco la fronnetta avanti!
Guarda che sconciature de garganti!
Fùssiv'arti accusì, ttanto è l'istesso.
È ggià da la viggilia de Sanpietro
Che vve tiengo seggnati uno per uno
Pe ggonfiavve de chicchere er dedietro.
Pregat'Iddio, fijjacci de nisuno,
Pregat'Iddio d'arisfassciamme un vetro,
E vvedete la fin de sto riduno.
Si nun ve la sbiggnate tutti quanti,
Viengo giù, ccristo, e vve n'ammollo ttanti,
Tutti de peso e cco la ggionta appresso.
Che sso! mmai fussim'ommini de ggesso,
Da piantà llì cco la fronnetta avanti!
Guarda che sconciature de garganti!
Fùssiv'arti accusì, ttanto è l'istesso.
È ggià da la viggilia de Sanpietro
Che vve tiengo seggnati uno per uno
Pe ggonfiavve de chicchere er dedietro.
Pregat'Iddio, fijjacci de nisuno,
Pregat'Iddio d'arisfassciamme un vetro,
E vvedete la fin de sto riduno.
Sono un tipo: estetico,
asmatico, sintetico,
linfatico, cosmetico.
Amo la Bibbia, la Libia, la fibia
delle scarpine
delle donnine
carine cretine.
Sono disinvolto.
Raccolto.
Assolto "per inesistenza di reato".
Ho una spiccata passione per: il Polo Nord. La cera vergine. Il Nabuccodonosor.
Il burro lodigiano. La fanciulla del West. Il moschicida. La cavalleria pesante.
I lacci delle scarpe. L'areonatica col culinaria. Il giuoco del lotto. L'acetolene e l'osso buco.
Sono: Omerico
Isterico
Generico
Chimerico
Clisterico.
Ma tutto quel che sono,
non ve lo posso dire,
a dirlo non son buono,
mi proverò a cantar.
Sono un uom grazioso e bello - sono Fortunello.
Sono un uomo ardito e sano - sono un aereoplano.
Sono un uomo assai terribile - sono un dirigibile.
Sono un uom che vado in culmine - sono un parafulmine.
Sono un uom dal fiero aspetto - sono Maometto.
Sono un uomo senza nei - sono il 606.
Sono un uomo eccezionale - sono un figlio naturale.
Sono un uom della riserva - sono il figlio della serva.
Sono un uomo senza boria - so' il caffè con la cicoria.
Sono un uomo ginegetico - sono un colpo apopletico.
Sono un uomo assai palese - sono un esquimese.
Sono un uomo che poco vale - sono naturale.
Sono un uomo senza coda - sono una pagoda.
Sono un uom condiscendente - sono un accidente.
Sono un uomo della lega - di chi se ne stropiccia.
Sono un uom che pesa un gramma - sono un radiotelegramma.
Sono un uomo di Stambul - sono un parasul.
Sono un uom dei più cretini - sono Petrolini.
Sono un uom che fo' di tutto - sono un farabutto.
Ma tutto quel che sono,
non ve lo posso dire,
a dirlo non son buono,
mi proverò a cantar.
Ma poichè non sono niente - sono un respingente.
Se avessi assai pretese - sarei un inglese
Se fossi un Ministro - sarei un cattivo acquisto.
Se avessi il naso camuso - sarei come Caruso.
Se vivessi ognor sperando - morirei cantando.
Se fossi una signora - lo vorrei ancora.
Se avessi riga in letto - sarei Rigoletto.
Se avessi i guanti grigi - sarei di Parigi.
Se andassi retrocarico - sarei austroungarico.
Se avessi una palandra - sarei come Salandra.
Se fossi meno buffo - sarei Titta Ruffo.
Se avessi uno stuzzicadenti - mi pulirei i denti.
Se fossi il Padreterno - guadagnerei un terno.
Se in testa avessi un elmo - mi chiamerei Guglielmo.
Se fossi una sciantosa - farei veder la cosa.
Se avessi un po' di pane - mi mangerei il salame.
E se ne avete a basta - io ve lo metto all'asta.
E quando sarà duro - sarà come un tamburo.
E quando sarà secco - me ne andrò a Lecco.
E quando sarò prete - avrò entrate segrete.
E come le pacchiane - avrò le sottane.
E come tutte le spose - avrò le mie cose.
Se mio nonno avesse la cosa - sarebbe mia nonna.
Se mia nonna avesse il coso - sarebbe mio nonno.
Ma tutto quel che sono
non ve lo posso dire
a dirlo non son buono
mi proverò a cantar.
Se ogni giorno mi purgo - sono Pietroburgo.
Se mi purgo di rado - sono Pietrogrado.
Se fossi una cocotte - passeggerei la notte.
Per non aver impiccio - gli brucio il pagliericcio.
Non faccio mai una stecca - sono una bistecca.
Io sono molto astuto - sono uno sternuto.
Se prendo tutti in giro - sono un capogiro.
Se mi fa bene il moto - sono un terremoto.
Se vado alla fogna - sono una carogna.
E se non mi capite - sono una polmonite.
Se fossi più simpatico - sarei meno antipatico.
E se non ve l'ho detto - io sono il sopradetto.
E se non ve l'ho scritto - io sono il sottoscritto.
Ne fo' d'ogni colore - sono un commendatore.
Io sono molto stitico - sono un uomo politico.
Mi piace il socialismo - sono un enteroclismo.
Sono un uomo melanconico - sono un amaro tonico.
Se fossi una ciociara - la venderei più cara.
E gira e fai la rota - di' come sono idiota.
Ma tutto quel che sono
non ve lo posso dire
a dirlo non son buono
mi proverò a cantar.
Er deputato, a dilla fra de noi,
ar comizzio ciagnede contro voja,
tanto ch'a me me disse: - Oh Dio che noja!-,
Me lo disse: è verissimo, ma poi
sai come principiò? Dice: -È con gioja
che vengo, o cittadini in mezzo a voi,
per onorà li martiri e l'eroi,
vittime der pontefice e der boja!-
E, lì, rimise fòra l'ideali,
li schiavi, li tiranni, le catene,
li re, li preti, l'anticlericali...
Eppoi parlò de li principî sui:
e allora pianse: pianse così bene
che quasi ce rideva puro lui!
« Io che conosco bene l'idee tue
so' certo che quer pollo che te magni,
se vengo giù, sarà diviso in due:
mezzo a te, mezzo a me...Semo compagni
No, no - rispose er Gatto senza core -
...io non divido gnente co' nessuno:
fo er socialista quanno sto a diggiuno,
ma quanno magno so' conservatore ».
Er compagno scompagno- (Trilussa)
lunedì, giugno 07, 2010
Io so' pigro senza resa
nu' me va de lavorà
ma a 'sto monno la difesa
è la mejo qualità
E perciò me so' inventato
un mestiere de riposo
che fra tutte l'antre cose
cià 'no scopo dignitoso
Si te senti afflitto e triste
e nun vôi dormì da solo
butta er "Tavor", nun insiste,
si me paghi arrivo ar volo
Omo o donna, piccolo o grosso,
nun me faccio arcun probblema,
quanno chiami mollo l'osso
puro si me trovo a cena!
E vedrai che co' quarcuno
che te dorme affianco a letto
ogni dubbio, anzia o paura
t'aritorna ner cassetto
Io lo faccio pe' campà
e pe' nu' morì de fame
e facenno 'sto lavoro
scopro tante cose strane
C'è chi a letto torna pupo
e vorrebbe la su' mamma
chi s'insogna sempre 'n lupo
che l'acchiappa e poi l'azzanna
C'è chi mentre dorme parla
ma nun ce capisci 'n acca
chi se arza in piedi e strilla
e poi corre a fà la cacca
Poi c'è quello che de giorno
vôle fà co' l'antri er duro
ma de notte piagne spesso
mentre prenne a pugni er muro.
Ho letto cento libri de cucina.
de storia, d'arte, e nun ce nè uno solo
che citi co' la Pasta er Pastarolo
che unì pe' primo l'acqua e la farina.
Credevo fosse una creazione latina,
invece poi, m'ha detto l'orzarolo,
che l'ha portata a Roma Marco Polo
un giorno che tornava dalla Cina.
Pe' me st'affare de la Cina è strano,
chissà se fu inventata da un cinese
o la venneva là un napoletano.
Sapessimo chi è, sia pure tardi,
bisognerebbe faje... a 'gni paese
più monumenti a lui che a Garibardi.
Da quanno che dà segni de pazzia,
povero Meo! fa pena! È diventato
pallido, secco secco, allampanato,
robba che se lo vedi scappi via!
Er dottore m'ha detto: - È 'na mania
che nun se pô guarì: lui s'è affissato
d'esse un poeta, d'esse un letterato,
ch'è la cosa più peggio che ce sia! -
Dice ch'er gran talento è stato quello
che j'ha scombussolato un po' la mente
pe' via de lo sviluppo der cervello...
Povero Meo! Se invece d'esse matto
fosse rimasto scemo solamente,
chi sa che nome se sarebbe fatto!
L'amichi? Te spalancheno le braccia
fin che nun hai bisogno e fin che ci hai;
ma si, Dio scampi, te ritrovi in guai,
te sbatteno, fio mio, la porta in faccia.
Tu sei giovene ancora, e ‘sta vitaccia
nu’ la conoschi; ma quanno sarai
più granne, allora te n’accorgerai
si a ‘sto monno c’è fonno o c’è mollaccia.
No, fio mio bello, no, nun so’ scemenze
quer che te dice mamma, ‘sti pensieri
tiètteli scritti qui, che so’ sentenze;
che ar monno, a ‘sta Fajola d’assassini,
lo vòi sapè chi so’ l’amichi veri?
Lo vòi sapè chi so’? So’ li quatrini.
Tomba in Santa Maria Maggiore
Fu l'ultimo papa di questo nome; forse per la ragione che pensava di Belli?.
PERCHE' nun ce po esse tanto presto un antro papa che se piji gusto de méttese per nome Soisto Sesto.
PER L' ELEZIONE: - Dov'era il Santo Spirito, il dì che i cardinali elessero il pontefice? Perdio, che fosse in estasi in quell'ore fatali che scelsero il carnefice? FU Nerone crudel maligno e tristo ma molto più di lui che fu papa Sisto. SISTO V E LE TASSE- MARFORIO: Cosa metti a d asciugare a quest'ora, Pasquino. PASQUINO: Non vedi? la mia camicia. MARFORIO: Aspetta domattina. PASQUINO: No, perchè mi toccherebbe forse pagare il raggio di sole. EPITAFFIO: (Sisto V è sepolto fra Pio IV e Pio V) - Impius inter duos Pios.
Fu l'ultimo papa di questo nome; forse per la ragione che pensava di Belli?.
PERCHE' nun ce po esse tanto presto un antro papa che se piji gusto de méttese per nome Soisto Sesto.
PER L' ELEZIONE: - Dov'era il Santo Spirito, il dì che i cardinali elessero il pontefice? Perdio, che fosse in estasi in quell'ore fatali che scelsero il carnefice? FU Nerone crudel maligno e tristo ma molto più di lui che fu papa Sisto. SISTO V E LE TASSE- MARFORIO: Cosa metti a d asciugare a quest'ora, Pasquino. PASQUINO: Non vedi? la mia camicia. MARFORIO: Aspetta domattina. PASQUINO: No, perchè mi toccherebbe forse pagare il raggio di sole. EPITAFFIO: (Sisto V è sepolto fra Pio IV e Pio V) - Impius inter duos Pios.
sabato, giugno 05, 2010
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