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martedì, settembre 29, 2015

Misteri e segreti di Roma - Isola Tiberina - sesta parte



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La palla miracolata 
 
Nel muro della cappella alla destra dell'abside osserviamo, una grossa di cannone. E' arrivata lì nei burrascosi giorni dell'assediodel vascello, lanciata da qualche cannone: difficile stabilire se garibaldino, pontificio o francese.
E' conservata come oggetto miracolato, dato che piombò nella chiesa mentre questa era gremita di fedeli che pregavano per la fine dei combattimenti, e non fece neanche una vittima.
La cappella a sinistra dell'abside appartiene alla confraternita dei < molinari >, cioè dei mugnai, che nei secoli passati vivevano e lavoravano in barconi sul Tevere: le acque del fiume muovevano le pale dei mulini, come si vede graziosamente riprodotto in una lapide e nelle decorazioni della cappella.

                                                                                                          F I N E



Misteri e segreti di Roma - Isola Tiberina - quinta parte

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                  Processione                                                                                        Cimitero       
 
 
I Sacconi Rossi             
 
Scrutando attraverso le grate a sinistra della chiesa di San Bartolomeo all'Isola, a fil di terra, si può scoprire, quando la luce è favorevole, una di quelle graziose sorprese che il sottosuolo di Roma ci riserba così spesso: teschi, tibie, ossami vari, disposti in bell'ordine.
Si tratta dell'oratorio sotterraneo dei Sacconi Rossi, una delle tante confraternite laiche di Roma.
I Sacconi hanno il nobile compito di pregare per chi affoga nel fiume e di far dire delle messe per l'anima sua. L'antica tradizione deriva dall'abito rosso indossato dai <fratelloni>.
Per continuare, in un certo senso, la tradizione (ed anche perché siamo nerl luogo più periglioso e vorticoso del Tevere), ha sede lì di fianco una sezione della polizia dedicata appunto alla sorveglianza del fiume.
                                                                                                    continua...                                 

lunedì, settembre 28, 2015

Misteri e segreti di Roma - Isola Tiberina - quarta parte

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                                                           Chiesa di San Bartolomeo 

 
Acqua miracolosa, ma inquinata
 
Nella chiesa di San Bartolomeo, eretta nel X secolo da Ottone III e dedicata a Sant'Adalberto, c'è un pozzo arricchito da sculture romaniche, sulla scala dà accesso all'altare maggiore: vi si accalcavano i fedeli per procurarsi l'acqua contenutavi, resa miracolosa dai resti di due martiri romani.
La fonte miracolosa era già conosciuta quando al posto della chiesa di San Bartolomeo sorgeva un tempio dedicato a Esculapio.
Un centinaio d'anni fa, esaminata scientificamente l'acqua miracolosa, ci si accorse ch'era in realtà inquinata, e si provvide a chiudere il pozzo.
La grata di ferro che tutt'ora ne blocca l'apertura copre in parte la scritta testimoniante le qualità terapeutiche dell'antica fontana.
                                                                                                          continua...

sabato, settembre 26, 2015

Misteri e segreti di Roma - Isola Tiberina - terza parte



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Grano maledetto 
 
Una leggenda più antica che l'isola fu formata dalla melma accumulatasi sui covoni del grano Tarquini, che dopo la cacciata della potente famiglia i romani mieterono nei campi lungo il fiume ma poi, colti da subito orrore, gettarono nelle acque.
                                                                                           
                                                                                               continua...

venerdì, settembre 25, 2015

Misteri e segreti di Roma - Isola Tiberina - seconda parte

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Il serpente del Dio

Il rinvenimento di molti ex voto di terracotta sembra dimostrare che le cure fossero efficaci.
Forse il ricordo della nave che aveva portato qui il serpente, con blocchi di travertino si diede forma di nave all'isola, giungendo a collocare nel centro un obelisco per simulare l'albero maestro.
Col tempo, forse l'sola passò di moda come luogo di cura: al principio dell'impero i malati erano tutti schiavi, gettati là dai i padroni perché a guarirli provvedesse gratuitamente il dio.
L'imperatore Claudio dispose che, se non altro, i disgraziati abbandonati sull'isola diventassero ipso jure liberi.
L'isola fu utilizzata ancora come lazzaretto al tempo della peste che desolò Roma sotto Alessandro VII ed ospita tutt'ora un importante nosocomio.
Nel sito del tempio pagano sorge ora la chiesa dedicata a San Bartolomeo.

                                                                                                      continua...

                                                  

mercoledì, settembre 23, 2015

Misteri e segreti di Roma - Isola Tiberina - prima parte

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                                                                   Tevere                   Isola Tiberina                                                                        


Il serpente del Dio
 
Affacciandosi a guardare il Tevere da piazza di Monte Savello si vede l'Isola Tiberina, la cui forma ricorda quella di un grosso barcone.
Nell'anno 462 di Roma imperversava nella città una pestilenza. Per trovarvi rimedio, dieci commissari romani si recano a Epidauro a chiedere un responso a Esculapio, dio della medicina. Ed ecco, mentre la nave è ancorata in porto, un grosso serpente uscire dal tempio, traversare la città, salire sul vascello.
Sicuri che il serpe sia il genio della divinità invocata, i commissari ripartano, arrivano alla foce del Tevere, lo risalgono. Quando passano vicini all' Isola Tiberina, il serpente si getta dalla nave sull'isola.
E chiaro che il dio vuole essere adorato; e infatti, ci dice Pompeo Festo, " nell'isola fu edificato un tempio a Esculapio, dove gli infermi erano curati dai medici specialmente coll'acqua".
               
                                                                                                               continua...

martedì, settembre 22, 2015

Misteri e segreti di Roma - Via Giulia - undicesima parte



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                                                                        Casa dei Fiorentini 

Morte dei Borromini
 
Medici, amici, religiosi che lo visitarono raccomandarono concordemente di non lasciarlo mai solo, di non permettergli nessuna occupazione, di farlo dormire il più possibile. 
Ordini in questo senso furono dati ai servitori, che li eseguirono diligentemente; così che il malato, "vedendosi... ubbidito, perché tutto ciò che chiedeva gli si negava, e credendo che anzi che per suo bene fosse per istrapazzo, dava spesso spesso in ismanie maggiori, e l'ipocondria si cangiò in progresso di tempo in oppressione  di petto, in effetti asmatici, ed in una specie ininterrotta di frenesia ". Infine, in un torrido pomeriggio, disperato e furibondo, l'infermo "corse a prender una spada, che per sua sventura, con poca avvertenza di chi lo serviva, stava ivi sopra d'un desco, e rivolto al pavimento il pomo senz'altro dire, o riflettere, si lasciò barbaramente cader sopra la punta, e miseramente si trapassò da banda a banda allo 'nsu verso la schiena". 
 Come mai la salma di un suicida è sepolta in chiesa? Il Borromini non morì subito: agonizzò per circa due giorni e fece in tempo a confessarsi e a comunicarsi. Perciò la sua sepoltura è del tutto legittima.

                                                                                                     F I N E

lunedì, settembre 21, 2015

Misteri e segreti di Roma - Via Giulia - decima parte


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                                                                       Chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini 
Morte del Borromini 
Nella chiesa  di S. Giovanni dei Fiorentini, insieme con le ossa di Carlo Maderno, riposano le spoglie del Borromini. Il grandissimo architetto, nella cui opera si sono anche voluti riconoscere i segni di una psicosi progressiva, morì suicida a sessatotto anni.
Come scrive il Passeri, era stato " assalito  ... dall'ipocondria, che a tal lo ridusse in pochi giorni, che niuno lo riconosceva più pel Borromini,tanto era disfatto di corpo, e spaventoso di volto.
Torceva in mille orride guise la bocca, stralunava di quando in quando spaventevolmente gli occhi, e tratto tratto qual indragato lione fremeva, e ruggiva.
                                                                                        continua...