Formazione della iconografia popolare religiosa
La formazione della "imagèrie" popolare religiosa risale al periodo antecedente l'invenzione della stampa da parte del Gutenberg nel 1454. Già alla fine del trecento e nel quattrocento circolavano stampe su fogli di pergamena, silografie (incisioni su legno) francesi e tedesche, di soggetto religioso, cui si aggoiunge presto la analoga produzione a Venezia, in Lombardia, Dalmazia, Tirolo.
I soggetti, per lo più santi, colorati ad imitazione delle miniature contenute nei "Libri d'ore", erano ritagliati ed incollati su fogli di vario formato, utilizzati in funzione devozionale e a protezione della casa e della persona.
La più antica collezionedi "santini" che si conosca è quella apprtenuta al notaio Ruberti di Parma nel 1403. Il piccolo formato invece si affermò e diffuse dopo l'invenzione della stampa, in coicidenza ed in contrapposizione alla Riforma luterana, che aveva proibito il culto dei santi e che invece la Controriforma cattolica promosse ed incrementò, sopratutto attraverso l'opera catechita dei Gesuiti.
Incisori e tipografi sono attestati già nel XVI sec. a Bruxelles, Praga, Anversa, Austria e Tirolo, nei paesi cioè dove più forte fu l'influenza del Concilio di Trento, che dettò norme e disciplina per la corretta utilizzazione dell'immagine sacra, spesso sconfinata in pratiche busive di magia o profilassi.
Anche il basso costo della carta, su cui era stampato il "santino", incoraggio nei fedeli la sua diffusione, in funzione devozionale, prottetiva, ma anche come souvenir di pellegrinaggio a celebri santuari di Madonne e Santi.
Nella produzione di santini si distinsero le Fiandre (Anversa); Germania (Augusta, Noriberga, Monaco); Francia (Parigi, Nancy, Chartres, Orleans, Metz).
In Italia la più grande officina a stampa e distribuzione dei santini in tutto il mondo fu quella dei Remondini a Bassano del Grappa, già attiva dal 1711; la tipografi Granducale dei Soliani a Modena (dal 1640 al 1870) produttrice di bellessime cromolitografie e la litografia San Giuseppe, di cui si conserva qualche esemplare nella città vecchia di Bari.
Tuttora da scoprire è l'attività delle tipografie baresi, fra cui Petruzzelli, Sorace, Pansini, Guerra e Lopez.
Incisori e tipografi sono attestati già nel XVI sec. a Bruxelles, Praga, Anversa, Austria e Tirolo, nei paesi cioè dove più forte fu l'influenza del Concilio di Trento, che dettò norme e disciplina per la corretta utilizzazione dell'immagine sacra, spesso sconfinata in pratiche busive di magia o profilassi.
Anche il basso costo della carta, su cui era stampato il "santino", incoraggio nei fedeli la sua diffusione, in funzione devozionale, prottetiva, ma anche come souvenir di pellegrinaggio a celebri santuari di Madonne e Santi.
Nella produzione di santini si distinsero le Fiandre (Anversa); Germania (Augusta, Noriberga, Monaco); Francia (Parigi, Nancy, Chartres, Orleans, Metz).
In Italia la più grande officina a stampa e distribuzione dei santini in tutto il mondo fu quella dei Remondini a Bassano del Grappa, già attiva dal 1711; la tipografi Granducale dei Soliani a Modena (dal 1640 al 1870) produttrice di bellessime cromolitografie e la litografia San Giuseppe, di cui si conserva qualche esemplare nella città vecchia di Bari.
Tuttora da scoprire è l'attività delle tipografie baresi, fra cui Petruzzelli, Sorace, Pansini, Guerra e Lopez.
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