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giovedì, aprile 30, 2015

Misteri e segreti di Roma - Piazza della Rontonda - terza parte




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 Il diavolo, Baialardo e il fossato al Pantheon

Pietro Baialardo, il famoso negromante, si era servito per tutta la vita del Libro del Comando, un libro consacrato dal diavolo, che si adopera per invocare l'aiuto infernale.In tal modo se l'era spassata meglio dei suoi contemporanei, ma giunto in tarda età venne assalito dai rimorsi e soprattuto dalla paura del'inferno, dove sarebbe certamente finito dopo la morte.
Così si decise di fare in un solo giorno un pellegrinaggio a tre diverse chiese e santuari: Gerusalemme, San Giacomo di Galizia e il Pantheon qui a Roma. Col Libro del Comando ordinò a un demonio di trasformarsi in veloicissimo cavallo e di trasportarlo nelle tre diverse località.
Giunto alla fine a Roma, confessò i suoi peccati per i quali chiese ferventemente perdono a Dio. Poi uscì e in piazza incontrò il diavolo che lo aspettava e che gli chiese l'anima in cambio di tanti anni di fedele servizio. Pietro Baialardo senza rispondere diede al messo infernale un pugno di noci e rientrò ratto ratto nel Pantheon a pregare. Così fu salvo.
Il diavolo scornato, preso da rabbia terribile, sprofondò sottoterra in una nuvola di fiamme. E per questo che intorno al Pantheon ancor oggi c'è una specie di fossato.


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mercoledì, aprile 29, 2015

Misteri e segreti di Roma - Piazza della Rotonda - seconda parte




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L'insula Felicula

A fianco del Pantheon sorgeva ancora nel V secolo un edificio altissimo, l'insula Felicula, costruito per lo meno due secoli primi: era infatti famoso nel mondo già agli inizi del principato di Settimio Severo, imperatore dal 193 al 211.
Se rimase in piedi tanto a lungo, l'insula Felicula era senza dubbio più solida delle altre case di Roma repubblicana e imperiale, che, nonostante i numerosi editti intesi a limitare l'altezza degli edifici, gli speculatori romani arrivarono a portare ad altezze di cinque o sei piani, costruendole inoltre su basi troppo esigue e con materiali scadenti e sistemi disinvolti che le rendevano facile preda di incendi.
Nell'ultimo secolo della repubblica un principe degli speculatori, Crasso, aveva inventato un sistema (descritto dal Carcopino in La Vie quotidienne à Rome) per sfruttare quegli incendi a proprio vantaggio.
" Alla notizia di un sinistro arrivava sul luogo, prodigava la sua simpatia al proprietaio disperato per l'improvvisa distruzione dei suoi beni, e seduta stante comprava da lui, a un prezzo molto al di sotto del valore reale, il terreno ingrombo dall'ammasso delle maceria. 
Dopodiché, con una delle sue squadre di muratori addestrati a questo lavoro, ricostruiva nello stesso luogo un'insula tutta nuova che con i suoi proventi non tardava a fruttargli un capitale superiore a quello investito".  


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martedì, aprile 28, 2015

Misteri e segreti di Roma -Piazza della Rotonda - prima parte

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Piazza della Rotonda 
La cupola del Pantheon

Narra Jacopo da Varazze nelle Leggenda che, cominciata la costruzione del Pantheon (la cui forma rotonda sta a simboleggiare l'eternità degli dei), ci si rese conto dell'impossibilità di alzare la cupola co i sistemi consueti: troppo ampia era la circoferenza. Venne allora deciso di riempire internamente l'edificio, via via che cresceva, con terriccio misto a monete e quando fu finito si invitarono i cittadini a portare fuori quella terra, tenendosi in compenso tutte le monete che vi avrebbero trovato.
I volontari accorsero in folla, e in meno che non si dica il tempio era vuoto e pulito.


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giovedì, aprile 23, 2015

Misteri e segreti di Roma - Via Ripetta - terza parte

     

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Prolungaverunt iniquitatem

L'edificio dell'Istituto di Belle Arti, detto il "Ferro di Cavallo", quando fu costruito (parzialmente) nel 1845 non piacque ai romani, Inoltre, l'opinione pubblica giudicò eccessivo il prezzo dell'opera, e sospettò l'architetto Camporese di averci guadagnato più del dovuto; come se non bastasse, la costruzione appena compiuta minacciò di rovinare, e fu necessario rifare le fondamenta.

Pasquino fece dire al Tevere: 
                               
                                               Supra dorsum meumfabricaverunt peccatores...

che è la prima parte di un versetto del Salmo CXXVIII.
Imperterriti, i peccatori aggiunsero alla fabbrica un altro braccio.

Pasquino completò il versetto:

                                                 ...prolungaverunt iniquitatem suam.

                                                                                                                          FINE

mercoledì, aprile 22, 2015

Misteri e segreti di Roma - Via Ripetta - seconda parte

                                                               
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Precipitò di sella

Narra un biografo che Torquato Tasso andava da gran tempo cercando le parole giuste per esprimere la fretta e l'ansia con cui, in un famoso passo della Gerusalemme, Erminia scende di cavallo per soccorrere Tancredi morente.
Un giorno, il poeta si trovava con alcuni amici in vai di Ripetta, quand'ecco giungere da piazza del Popolo un pirata della strada: un giovane cavaliere su un cavallo lanciato a briglia sciolta.
Davanti alla chiesa di San Rocco il cavallo s'impenna, il giovane è disarcionato. 
Cos' nacque il verso:
                                           Non scese no, precipitò di sella


                                                                                                                      continua...










lunedì, aprile 20, 2015

Misteri e segreti di Roma - Via di Ripetta - prima parte

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Via di Ripetta
Pronta e dignitosa risposta di cortigiana

Tanto per cambiare (è il destino di molte strade di romane fin dai tempi dell'impero), via Ripetta fu lastricata con i tributi - copiosi - pagati dalle prostitute: una benedetta tassa che provvedeva a tante necessità civiche ed urbanistiche e che spiega la grande indulgenza verso quelle fanciulle.
Proprio in via, Giulia Ferrarese, celeberrima cortigiana, urtò inavvertitamente una gran dama, che l'assalì con insulti ed esagerate rimostranze.Abbassando con grazia gli occhi, Giulia mormorò: "Madonna, perdonatemi, che lo so bene che voi avete più diritto in questa via che non io"

Il popolo brucia l'Inquisizione

Anche se non assurse ai fasti e soprattutto ai nefasti di quella spagnola, l'Inquisizione romana appariva al popolo come cosa tenebrosa e insopportabile, specie sotto il detestato Paolo IV Carafa, che ne aveva fatto costruire la sede in via Ripetta, presso l'attuale chiesa di S. Rocco.
Alla morte del papa il popolo invase l'edificio, distrusse gli archivi e, per finire, diede fuoco al tutto. I resti dell'edificio furono venduti a buon prezzo e, restaurati, ospitarono poi per qualche tempo Francesco Cenci, turpe padre di Beatrice (nel 1593).


                                                                                                           continua...