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sabato, maggio 10, 2014
Misteri e segreti di Roma
Virgilio Circo Massimo
Colosseo
La Torre di Virgilio
In Roma medievale la Meta sudans fu chiamata la Torre di Virgilio; lo stesso ebbe la torre dei Frangipane, detta anche della Moletta, che sorge sulle rovine del Circo Massimo. D. Comparetti pensa che questo sia da porre in rapporto con una notissima leggenda secondo la quale Virgilio, innamorato della giovane figlia di un imperatore, fu da lei crudelmente beffato: la ragazza infatti, fingendo di accosentire alle sue avances, gli promise di issarlo nottetempo in una cesta sino alla finestra della torre in cui abitava, ma poi lasciò la cetsa a mezz'aria; là il mattinodopo i romani videro sospeso il grande poeta, e ne fecero le grasse risate.
Grazie alle arti magiche che il Medio Evo gli attribuì, Virgilio punì la ragazza come meritava: fece spegnere tutti i fuochi di Roma, e annunciò che chi volesse poteva procurarselo solo sulla persona della figlia dell'Imperatore. Questa dovette essere posta su una pubblica piazza, e tutti i romani, leggiamo nei Faictz merveilleux de Virgille, vennero a prendere il fuoco "à sa nature entre ses jambes. Les riches y boutient des torches et les pauvres des chandelles ou de l'estran".
Secondo una versione abbastanza diversa, Febilla figlia di Giulio Cesare, innamoratissima di Virgilio, gli profferse i suoi favori, che furono accettati; na di lì a qualche tempo le macque il desiderio di diventare moglie del grande poeta, e siccome Virgilio di matrimonio non ne voleva sapere, tentò di giocargli il brutto tiro della cesta. Virgilio, che la sapeva troppo lunga per cadere nell'inganno, nella cesta mise un fantoccio in tutto simile a lui. Poi, non contento di aver sventato l'insidia, fece un incanto per cui tutte le donne che a una data ora si trovavano in un certo tempio cominbciarono a raccontare a gran voce i loro segreti: c'era tra loro Febilla, e pare che i suoi segreti fossero piuttosto piccanti.
Più tardi Virgio portò via nache il fuoco, che i romani dovettero riaccenderenel modo già detto su Febilla che ne morì di rabbia e vergogna.
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