La Salvatio Romae
Virgilio, magodella leggenda medievale, che tanto aveva fatto per Napoli, molto fece anche per Roma. Tra l'altro vi costruì un palazzo che somgliava al Pantheon, al Colosseo, al Campidoglio insieme e come il teatro di Pompeo era adorno di statue rappresentanti i vari paesi soggetti a Roma.
Ognuna di esse aveva in mano un campanello, e lo faceva suonare non appena la provincia rappresentata concepiva qualche ideadi ribellione. Un guerriero di bronzo in cima al palazzo brandiva allora la lancia che aveva accanto e si girava alla parte di quella provincia, avvisando del pericolo i romani che potevano così inviare le truppe e reprimere le ribellioni. L'insieme si chiamava Salvatio Romae.
Come sparì una così prodigiosa costruzione ? Il cosidetto anonimo Salernitano afferma che le statue furono portate a Bisanzio, dove l'imperatore Alessandro, trovandole meritevoli di ogni riguardom le vestì tutte di seta. Ma un'altra leggenda, riferita da Alessandro Neckam, spiega diversamente la sparizione,: " Allorché chiedevano al glorioso poeta fino a quando gli Dei conserverebbero quel nobile edificio, egli soleva rispondere: Rimarrà in piedi finchè una vergine non partorisca. Nell'udir ciò applaudivano e dicevano: dunque in eterno. Quando nacque il Salvatore dicesi che quel mirabile palagio rovinessa immantinente ".
Manda qua, manda là
Iacopo della Lana, commentatore di Dante, osserva nel commento al canto XI del Paradiso che gli avvenimenti delle statue tenevano sempre indaffarato il dittatore di Roma: " Or per volondate delle genti e per la diversitade delle contrade continuo tale dittatore stava in esercizio; manda qua, manda là ".
Manda qua, manda là
Iacopo della Lana, commentatore di Dante, osserva nel commento al canto XI del Paradiso che gli avvenimenti delle statue tenevano sempre indaffarato il dittatore di Roma: " Or per volondate delle genti e per la diversitade delle contrade continuo tale dittatore stava in esercizio; manda qua, manda là ".
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