La fine di Cola
All'abside della chiesa di San Marcello, l'8 ottobre 1354, fu appeso il cadavere mutilato di Cola di Rienzo, che assediato in Campidoglio da una folla furibonda, al grido << Moia il traditore che ha fatto la gabella! >>, aveva tentato di fuggire tingendosi di nero la faccia e avvolgendosi la testa in una coperta. Ma, tradito forse da un parente, , Locciolo Pellicciaro, che pare indicasse ai nemici la strada per la quale tentava la fuga , e riconosciuto per i braccialetti d'oro che portava, era stato preso e portato << allo luoco dl Lione >>, cioè presso il gruppo scultoreo raffigurante un cavallo sbranato da un leone che era allora in Campidoglio sulla scala della Loggia Senatoria e oggi è sempre in Campidoglio ma nel giardino del Museo Nuovo. << Là addutto >>, continua l'anonimo Romano nella sua Vita di Cola di Rienzo, << fu fatto uno silenzio. Nullo homo era ardito toccarlo . In esso silenzio mosse la faccia, de là et chà guardao. Allhora Cecco dello Viecchio impunio a mano ad uno stuocco e deoli nello ventre... Nullo motto faceva: alla prima morìo, pena non sentìo >>. Più tardi il cadavere fu straziato ed arso. Continua freddamente il cronista: << Là, sul campo dell'Austa (cioè l'Augusteo) si adunarono tutti li giudei in grande moltitudine; era grasso, ardeva volentieri, fu ridotto in polvere e non ne rimase: cica >>.
Verismo
Nella chiesa di San Marcello, un crocifisso ligneo rappresenta le sofferenze del Cristo con tal verismo da aver fatto nascere la leggenda che per procurarsi un modello lo scultore avesse ferito mortalmente un carbonaio, ritraendone poi l'agonia; opera del secolo XV, il crocifisso fu ritrovato indenne fra le rovine dell'incendio del 1519.
F I N E
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