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sabato, dicembre 03, 2016

Misteri e segreti di Roma - Dell'uso profano dei sacri monumenti in Roma - seconda parte

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Ma veniamo ai casi estremi, quelli veramente ai limiti dell'indecoroso, anzi, ben oltre questi limiti. A Roma abbiamo almeno una ventina di chiese sconsacrate, di cui buona parte in piena rovina, come quella di Tor di Nona e quella di via Parigi, salvata in extremis dalle ruspe demolitrici, così che ne è rimasto un moncone soltanto. Più indecente ancora lo stato in cui versa la chiesa dedicata nientemeno ad uno dei due santi Patroni di Roma, S. Filippo Neri, in via Giulia. E diventata un magazzino di frutta e verdura e sotto le sue sante volte, all'alba e alla chiusura del mercato, risuonano le roche grida dei faccini e degli ortofrutticoli, non senza qualche oscena bestemmia ogni volta che una cassa o un cavolo cadono al suolo (ma come, in così santa sede, una bestemmia potrebbe risultare men che oscena?). E questo non è tutto: finestre dai vetri squallidamente rotti, cornicioni sbocconcellati, statue mutilate testimoniano del caldo apprezzamento in cui molti romani tengono, all'atto pratico, santi e monumenti. 
Ad uso quasi ugualmente barbaro è adibita la chiesa di S. Barbara in via dei Giubbonari, che è anch'essa un magazzino; ma almeno appare tenuta con qualche decoro. Ad uso invece ignominioso, almeno dal punto di vista morale, è stata ridotta  la chiesetta dello stradone di S. Giovanni, trasformata nientemeno che in una parte dell'Esattoria comunale.
In via Vittoria, una chiesa fu trasformata a suo tempo in teatrino; il santo palco che aveva ospitato l'altare diventò un palco-scenico e accolse le piacevolezze non sempre mistiche del teatro dei Gobbi. Di fronte a ciò, appare molto più ortodossa la trasformazione di alcune chiese in museo o in qualcosa di simile, come è accaduto a S. Maria Antiqua.  

                                                                                                 continua...

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