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lunedì, giugno 29, 2015

Misteri e segreti di Roma - Campo dei fiori - terza parte

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La sua maledetta ostinazione

Così racconta la fine di Bruno un testimone oculare, un confortatore della confraternità di San Giovanni Decollato.
" 17 febbraio 1600. A hore due di notte fu intimato alla Compagnia che la mattina si dovea far giustizia d'un Ponte, et però alle 6 hor di notte, radunati li confortatori e cappellano di Sant'Orsola et andati alle carceri di Torre di Nona, entrati nella nostra Cappella e fatte le solite orattioni, ci fu consegniato il sottoscritto a morte condannato videlicet Giordano del quondam Giovanni Bruno, frate apostata da Nola di Regno, eretico impenitente; il quale esortato da nostri confratelli con ogni carità e fatti chiamare due padri di San Domenico con due del Gesù e uno di San Girolamo, i quali con ogni effetto et molta dottrina mostrandogli l'error suo, finalmente stette sempre nella sua maledetta ostinazione, aggirandosi il cervello e l'intelletto con mille errori et vanità, et ansi perseverò nella sua ostinazione che da' ministra di Giustizia fu condotto in Campo di Fiore e quivi spogliato nudo e legato a un palo fu bruciato vivo, accompagniato sempre dalla nostra Compagnia, cantando le letanìe, e li confortatori sino al ultimo punto confortandolo allassar la sua ostinatione con la quale finalmente finì la sua misera e infelice vita".

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venerdì, giugno 26, 2015

Misteri e segreti di Roma - Campo dei Fiori - seconda parte



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Un compendio del libero pensiero

Questa piazza, dal nome tanto ridente, oggi sede di un vivace mercato, fu uno dei luoghi di esecuzioni capitali: il più famoso certo, e il più esecrato, perché qui morì sul rogo (il 17 febbraio 1600) Giordano Bruno.
A espiazione, e a conferma dei suoi spiriti antioscurantisti, l'Italia da poco compiuta volle erigervi al filosofo un monumento che riuscì un compendio dell'eresia e del libero pensiero: torno torno al basamento appaiano infatti, in medaglioni, le effigie di Erasmo da Rotterdam, Giulio Cesare Vanini, Aonio Paleario, Michele Serveto, Giovanni Wyclif, Giovanni Huss, Paolo Sarpi. La dedica è di Giovanni Bovio: " A Bruno il secolo da lui divinato qui dove il rogo arse ".

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giovedì, giugno 25, 2015

Misteri e segreti di Roma - Piazza di Campo dei fiori - prima parte

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Piazza di Campo dei fiori
La  piazza di flora

Si vuole che il nome della piazza derivi da CAMPUS FLORAE;  e che Flora fosse l'amante di Pompeo Magno, nota a tutta Roma e abitante in questi pressi.

Famosa Albergatrice

All'angolo della piazza con via de' Cappellari sorgeva l'Albergo della Vacca, di proprietà della famosa Vannozza Catanei amante di papa Alessandro VI, cui pare appartenesse anche un'altra locanda, l'Albergo del Leone sito in vicolo Lento, che era stata stranamente esentata dalle gabelle sul vino.
Curiosi anche gli altri nomi degli alberghi e della locande che sorgevano sulla piazza: della Nave, della Luna, della Campana, della Corona, della Croce Bianca, della Scala.

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domenica, giugno 21, 2015

Misteri e segreti di Roma - S. Clemente - quarta parte



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Il culto più misterioso

Circondato da una atmosfera esoterica e pregna. di significati misteriosi, ricco di segreti non mai interamente conosciuti da tutti gli iniziati. il culto di Mitra ottenne nella Roma imperiale, quel successo che era riservato a tutte le cose esotiche, eccentriche e - diremmo oggi - un po' snob.
Le sue cerimonie, severamente riservate agli adepti, si svolgevano in templi sotterranei o semi sotterranei, i mitrei Roma ne conserva tre in ottimo stato ( più i resti di altri in città uno a Ostia),.
Quello di S. Clemente, immerso tra le profonde stratificazioni della duplice chiesa sovrapposta, è il più interessante.
La volta imita, nelle sue scabrosità, quella di una grotta; intorno, scavati nella pietra, sono i sedili per gli astanti; nel mezzo è l'ara singolarissima, con la rappresentazione del sacrificio; Mitra, con l'abito di foggia orientale e il berretto frigio, uccide il toro; il cane morde l'animale sacrificato, il serpente ne lecca il sangue, lo scorpione gli afferra i testicoli. E' tutta una simbologia complessa e in parte ancora oscura. 


                                                                                                              F I N E
















venerdì, giugno 19, 2015

Misteri e segreti di Roma - S. Clemente - terza parte


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Un fiume sotto la chiesa

Sotto la chiesa di S. Clemente c'è la basilica sotterranei; più sotto ancora, molto più sotto, c'è il mitreo; e ancora più in basso c'è il misterioso fiume sotterraneo che ancora fino a pochi anni fa riempiva paurosamente col suo rimbombo le antiche volte. Camminando nel labirinto dei sotterranei, guidati dal frastuono, si finiva per raggiungere una sala in scrosciava  una vera e propria cascata, alta circa un metro; di lì il fiumicello irruente si ingolfava in altre stanze e spariva nel sottosuolo.
Oggi, Dio solo sa perché, questa bellissima sorpresa che la Roma sotterranea ci riservava, è stata irregimentata e costretta in rigorose canalizzazioni; la si vede appena ma se ne sente ancora, benché soffocata, la voce.


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giovedì, giugno 18, 2015

Misteri e segreti di Roma - S. Clemente - seconda parte


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Comincia la lingua italiana

Teodora è allora ricorsa all'aiuto di Clemente, che si è recato presso lo sfortunato Sisinnio e pregando ne ha ottenuta da Dio la guarigione. Sennonché, riavuta la vista e scorgendo il Santo al fianco della moglie, il geloso lo ha creduto uno stregone che gli abbia che gli avrebbe tolto la vista e udito per avere campo libero con Teodora.
Ecco perché ha ordinato ai familiari di legarlo e lì esorta a tirare, a trascinarlo via.Gosmarius fa eco all'ordine del padrone dicendo al compagno che ha la fune in spalla: Albertel, trai. E Albertellus dice a un terzo compagno: Fàlite dereto colo palo, Carvoncele: "gagliti dietro col palo , Carboncello".
Ma fatti ciechi dall'intervento divino, così come, nuovamente, lo stesso Sisinnio, gli sgherri trascinano stupidamente una colonna - invece del Santo - all'esterno, là dove riaquisteranno la vista.
Il santo commenta: "duritiam cordis vestri, Saxa trahere meruisti" ( La durezza del vostro cuore. Hai meritato di trascinare sassi).
Su un muro vicino un altro bell'affresco rievoca la poetica vicenda di S. Alessio.


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mercoledì, giugno 17, 2015

Misteri e segreti di Roma - Piazza S: Clemente - prima parte


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Piazza S. Clemente
Comincia la lingua italiana

Uno dei primi documenti del volgare italiano giunti fino a noi è un'iscrizione in un affresco della fine del secolo XI riportato alla luce nella basilica inferiore di San Clemente, e la cui ultima frase pittorescamente suona: Fili de le pute, traite: " Figli di p..... tirate".
Dice questa frase Sisinnio, amico dell'imperatore Domiziano, che si vede sulla destra della scena, in abito togato, la mano alzata. Affresco è iscrizione illustrano un episodio della vita di San Clemente, papa dal 90-91 al 100 dopo Cristo: Clemente ha convertito dalla moglie di Sisinnio, Teodora, traendola a proponimenti di castità; Ssinnio, non a torto furente, ha voluto vederci chiaro e ha seguito la moglie in chiesa per appurare che cosa vada a farci così spesso. Ma in chiesa è diventato sordo e cieco, e a stento i familiari lo hanno riportato a casa.


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mercoledì, giugno 10, 2015

Misteri e segreti di Roma - SS. Apostoli - quinta parte

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Medico menagramo

Clemente XIV Ganganelli, il cui monumento funebre, opera del Canova, si trova in fondo alla navata sinistra della chiesa dei SS. Apostoli, aveva detto morendo:
                                                           " Passo all'eternità, e so io il perché "
Queste parole abbastanza misteriose, insieme al fatto che il cadavere andò in disfacimento più in fretta di quanto sembrasse normale, suggerirono il sospetto di veleno: sospetto che peraltro l'archiatra pontificio monsignor Salicetti, previo esame delle viscere dell'illustre defunto, dichiarò infondato.
Qualche mese dopo, moriva l'ex ministro di Clemente XIV, cardinale de Solis, anche lui anche affidato alle cure del Salicetti.
Son cose che capitano a tutti i medici, ma Pasquino si allarmò, e lo disse con distico latino che tradotto suona:
                                                 E' Ganganelli andato, de Solis lo seguì prima dell'anno
                                                 Con Salicetti allato, creperem, creperete, creperanno.

                                                                                                              
                                                                                                                F I N E
                                                                           
                                                                        

martedì, giugno 09, 2015

Misteri e segreti di Roma - SS. Apostoli - quarta parte

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                                                                          Palazzo Colonna


 Palazzo tremante

Un tempo i romani dicevano che la vigilia della festa di San Pietro e Paolo palazzo Colonna tremava, nel momento in cui il papa scomunicava il re di Napoli.
Tale scomunica era dovuta al fatto che nel 1788, con Domenico Caracciolo, il regno di Napoli aveva interrotto l'usanza, risalente al tempo di Carlo d'Angiò, di presentare al pontefice il dono di un cavallo bianco, o chinea.
Bisogna però dire che, eliminato il cavallo, i napoletani continuavano a versare un censo annuo di  8.000 once d'oro (ne furono esentati solo nel 1855, sotto Ferdinando II, in cambio di un versamento di 10.000 scudi per il monumento dell'Immacolata).
Bisogna dire anche che la scomunica era di brevissima durata, e il re di Napoli era subito riammesso in seno alla Chiesa; la formula pronunciata dal pontefice era infatti: "Ti maledico e ti benedico". Ma ne sentire quel "ti maledico" il palazzo, appartenente al principe Colonna, conestabile del regno di Napoli, era scocco da un tremito di spavento.

Ricorda la tradizione un sonetto del Belli:
                    Scommunica, per Cristo e la Madonna, 
                    E tremeranno tutti, tale e quale
                    Ch'er palazzo der principe Colonna.

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lunedì, giugno 08, 2015

Misteri e segreti di Roma - SS. Apostoli - terza parte

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Le paure di Rabelais            

Il du Bellay s'era infatti chinato al rituale bacio del piede di Sua Santità, con un gesto invitando il protetto ad imitarlo. Ma il Rabaeais diede un passo indietro, osservando che se un gran personaggio come il cardinale baciava un piede del papa, che cosa mai non avrebbe dovuto baciare lui, ch'era tanto da meno? Appena dette quelle parole, inorridì delle loro implicazioni e della propria sconsiderata audacia, corse fuori dalla sala e dal palazzo, balzò sula primo cavallo trovato sulla sua strada e fuggì al galoppo, sotto una pioggia torrenziale, gridando a chi lo esortava a mettersi al riparo che preferiva bagnarsi come un pulcino all'essere bruciato vivo.


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sabato, giugno 06, 2015

Misteri e segreti di Roma - Piazza SS. Apostoli - seconda parte

                               



Le paure di Rabelais     

Il 23 marzo 1549 si svolse in questa piazza una "sciomachia" organizzata  da Rabelais (a Roma al seguito del cardinale du Bellay) per festeggiare la nascita di Luigi d' Orléans  figlio di Enrico II.
Clou della festa, che ebbe grande successo, furono una corrida di quattro tori, fuochi d'artificio lodati per la originalità, e un banchetto sontuoso che ebbe inizio con la comparsa magnifiche portate di cera, però subito sostituite da altrettanto magnifiche vivande commestibili.
 Rabelais era al suo secondo soggiorno in Roma: vi era stato la prima volta nel 1534, sempre al seguito del cardinale du Bellay, con il quale era sceso all'Osteria dell'Orso.
Si racconta che durante quel primo soggiorno, costretto a accompagnare il suo protettore a un'udienza in Vaticano, ne fuggisse di lì a poco precipitosamente, spaventato delle possibili conseguenze d'una propria frase.

                                                                                                        continua...       

giovedì, giugno 04, 2015

Misteri e segreti di Roma - Piazza SS. Apostoli - prima parte

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Piazza dei SS. Apostoli
Strane usanze                        

Nella chiesa dei Santi Apostoli si svolgevano nei secoli andati, il 1° maggio festa dei titolari, cose agli occhi nostri abbastanza strane per una chiesa.
Dalle finestre del palazzo accosto, rispondenti all'interno del tempio, si gettavano alla folla, che si azzuffava per accaparrarseli, volatili commestibili (vivi) e leccornie; dal soffitto si calava con una fune un maiale: ed erano salti per afferrarlo, mentre dall'alto scrosciava sugli scalmanati, senza preavviso, una doccia d'acqua fredda.
Alla festa presenziò nel 1523 Clemente VII:


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