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giovedì, marzo 31, 2016

Misteri e segreti di Roma - Piazza di Ponte Sant'Algelo - seconda parte


                                          
Più teste che meloni 
Sisto V affrontò la lotta contro il brigantaggio con la sua solita, spietata energia, e durante il suo pontificato - si legge in una relazione da Roma 1585 - c'erano più teste mozze di banditi sul Ponte che meloni sul mercato.

La fine del prete Cappello
Il 13 novembre 1587 fu giustiziato a Ponte Sant'Angelo don Annibale Cappello, menante (cioè, all'incirca, scrittore di notizie). Autore di feroci pasquinate, in particolare (sembra) contro la sorella e la nipote di Sisto V, e perciò condannato a morte, era fuggito di Roma ma fu riacciuffato a Pesaro.

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martedì, marzo 29, 2016

Misteri e segreti di Roma - Piazza di Ponte Sant'Angelo - prima parte


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A caccia di romei         
 
 
Dal 1488 fino al secolo scorso la piazza fu uno dei luoghi d'esecuzione nella Roma dei papi. Spesso, i resti dei giustiziati venivano esposti, a monito sul ponte. Così, il 27 agosto dell'Anno Santo 1500 il ponte presentò un ben sinistro spettacolo: diciotto impiccati, appesi in due file di nove lungo le spallette. 
Sedici erano assassini di strada senza specializzazione, due avevano dedicato la loro attività, negli ultimi tempi, ai romei affluiti in gran numero: uno era un medico dell'ospedale San Giovanni che la mattina si armava di balestra e andava in giro a uccidere e depredare i pellegrini, e inoltre uccideva col veleno i pellegrini malati e ben forniti di denaro indicatigli da un infermiere delle stesso ospedale, anche lui ora penzolante dalla forca.
 
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venerdì, marzo 25, 2016

Misteri e segreti di Roma - Piazza de' Pellegrini - terza parte


        
 
                                  
Lo scultore misantropo
 
 
<< Quest'uomo non se la faceva con veruno, e vivea come una bestia, né voleva, che in casa sua v'entrasse uomo, o donna. E quando per avventura stava ammalato calava per la finestra una cordicella, e chiamava qualche vicina, che gli comperasse ciò, che egli voleva; e dentro un canastrello alla corda attaccato poi a sé ritirava quella roba; e così gran tempo, nemico de' ragionamenti, e dell'umana conversazione se la passò... Fu solitario, sospettoso, malinconico, e di nessuno si fidava >>.
La statua di San Matteo e L'Angelo era stata commissionata al Cobaert dala Cardinale Contarelli per la chiesa di San Luigi dei Francesi.
Nel 1597 gli eredi la protestarono definendola una << senaggine >>, e commissionarono in cambio al Caravaggio la celebre tela di San Marco e l'Angelo.


                                                                                       F I N E
 
 
 

mercoledì, marzo 23, 2016

Misteri e segreti di Roma - Piazza de' Pellegrini - seconda parte





Lo scultore misantropo

Nella chiesa della Trinità dei Pellegrini, all'altare del braccio destro della crociera, un singolare gruppo marmoreo, non molto ammirato dai critici, raffigura San Matteo e l'Angelo. La figura dell'apostolo è opera del fiammingo Jacob Corneliszoon Coabert, chiamato più sbrigativamente Copé e Coppe, che vi lavorò trent'anni e quando morì all'incirca ottantenne non l'aveva ancora terminata: << dimorò a far questa statua >>, scrive il Baglioni, << tutto il tempo di sua vita, non lasciandola mai vedere a persona veruna, né sapendone cavare le mani, come quegli, che non avea pratica del marmo, e non volea pigliar consiglio, o aiuto da alcuno... >>. Il poverp Copé era un misantropo:


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lunedì, marzo 21, 2016

Misteri e segreti Roma - Piazza de' Pellegrini - prima parte





Ospitalità in grande 

La chiesa della Trinità dei Pellegrini venne con cessa all' Arciconfraternità e Convalescenti da papa Paolo IV, nel 1558.
Attiguo alla chiesa venne eretto, per il giubileo del 1625, un ospizio. In quell'anno l'ospizio ospitò circa 600.000 pellegrini.
Vi morirono in seguito alle ferite Goffredo Mameli e altri valorosi della Repubblica Romana nel 1849.


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sabato, marzo 19, 2016

Miseri e segreti di Roma - Piazza Pasquino - settima parte

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 L'ultima pasquinata
 
 
Altri preferiscono assegnare una data ben più tarda all'ultima pasquinata, considerando come tale versi suggeriti da una visita di Hitler a Roma e dagli archi trionfali e facciate di cartapesta costruiti in suo onore:
                                                        Povera Roma mia de travertino!
                                                        T'hanno vestita tutta de cartone
                                                        pe' fatte rimirà da 'n'imbianchino. 
Ne esiste anche un'altra versione:  
                                                        Roma de travertino,
                                                        vestita de cartone,
                                                        saluta l'imbianchino
                                                        suo prossimo padrone.
 
                                                                                                               F I N E
 
                                      

venerdì, marzo 18, 2016

Misteri e segreti di Roma - Piazza Pasquino - sesta parte


                          
 
L' ultima pasquinata 
 
 
L'uso della pasquinata si mantenne fin oltre la metà del secolo scorso, se non anche più avanti. Secondo alcuni, infatti, l'ultima pasquinata porta la data del 17 o 18 settembre 1870; non fu affissa a Pasquino, bensì nella basilica di San Pietro, presso l'acquasantiera a sinistra dell'entrata, e consisteva in un vecchio e sbiadito ombrellaccio da contadino, con appesi versi che non meritano di essere citati se non per il valore di curiosità:
                                              Santo Padre bbenedetto,
                                              Ci sarebbe un poveretto
                                              Che vorrebbe darvi un dono:
                                              Quest'ombrello. E poco buono,
                                              Ma non ho nulla di meglio.
                                              Mi direte: a che mi vale?
                                              Tuona il nembo, santo veglio!...
                                              E se cade il << temporale >>?
 
 
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giovedì, marzo 17, 2016

Misteri e segreti di Roma - Piazza Pasquino - quinta parte




Le statue parlanti       


Pasquino fu fatto a volte dialogare, o meglio litigare, persino con il Gobbo di Rialto a Venezia, e più spesso con gli altri membri del << club degli arguti >> o << statue parlanti >>, così chiamate perché critici e maldicenti anonimi spesso vi affliggevano nottetempo componimenti satirici. 
Oltre a Pasquino il gruppo comprendeva Madama Lucrezia, Marforio, l'abate Luigi in piazza Vidoni, il Facchino in via Lata, il Babuino nella via omonima.

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mercoledì, marzo 16, 2016

Misteri e segreti di Roma - Piazza Pasquino - quarta parte


                       
Pasquino

Contro gli autori di pasquinate i papi più volte minacciarono e presero provvedimenti gravissimi - fino alla pena di morte, e ancora nel Settecento sotto il pontificato di Benedetto XIII, erano state comminate nientemeno che <> per << chiunque, senza distinzione di persone, clero compreso, scrive, stampa, diffonde... libelli che abbiano carattere di "pasquinate">>.
Durante il Conclave da cui uscì eletto Pio VIII la statua era sorvegliata a vista da sentinelle.

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martedì, marzo 15, 2016

Misteri e segreti di Roma - Piazza Pasquino - terza parte


           
 
  Pasquino        
 
Dal pontificato di Leone X in poi, e soprattutto durante il conclave che elesse Adriano VI, quasi non passava notte senza che allo zoccolo di Pasquino venisse affisso qualche componimento diffamatorio.
Si racconta che Adriano VI (ma secondo altri gli Aldobrandini, nipoti di Clemente VIII) volesse fare a pezzi il torso e gettarlo nel Tevere.
Il pontefice ne sarebbe stato dissuaso da Torquato Tasso, che consigliò di non farne nulla << perciocché dalle polveri, nella ripa del fiume, nascierano infinite rane che gracchieriano notte e dì >>.
Secondo altri, a dissaduere il pontefice con argomenti analoghi fu il duca di Sessa, il quale - racconta il Giovo nella Vita di Adriano VI - << con ingegno civile e arguto, disse che ciò non si doveva fare, soggiungendo che Pasquino, ancora ne più basso fondo del fiume, a uso delle rane non avrebbe taciuto >>.
 
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lunedì, marzo 14, 2016

Misteri e segreti Roma - Piazza Pasquino - seconda parte


 
 
 Pasquino
 
Il Carafa o qualcosa del suo seguito, cominciarono affiggere  Pasquino dei versi; di qui poi il cardinale prese lo spunto per una cerimonia annua, che si svolgeva il 25 aprile, ricorrenza di San Marco. In quel giorno il torso veniva travestito  da divinità classica o da personaggio antico, e vi si affiggevano innumerevoli epigrammi latini, alludenti al travestimento, che dopo essere rimasti esposti fino a notte venivano raccolti e pubblicati in opuscoli.
Questi primi componimenti erano accademici e adulatori. Ma poi cominciarono a sostituirvisi < polizze>
 di contenuti satirico, in seguito quasi esclusivamente in italiano o in romanesco: le cosidette pasquinate, ben presto messe in bocca a Pasquino stesso, che prendevano di mira persone o istituzioni pubbliche (il papa, la curia) o costumi, ma a volte anche persone private, spesso scadendo in semplice maldicenze:


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mercoledì, marzo 09, 2016

Misteri e segreti di Roma - Piazza Pasquino - prima parte


          
 
 
 Pasquimo                     
 
 
Nella piazza che porta lo stesso nome, contro l'angolo smussato di Palazzo Braschi, v'è fin dal 1501 -quando ve lo fece  porre il cardinale Olivie Carafa - un gruppo mutilo e corroso: la copia di un marmo ellenistico rappresentante Menelao con il corpo di Patrocolo, o forse secondo altri, Aiace col corpo di Achille.
Ma fu chiamato Pasquino, e non si sa il perché: le tradizioni secondo le quali il gruppo sarebbe stato battezzato dal nome di un sarto gobbo e beffeggiatore che aveva la sua bottega nei pressi, o di un maestro, o di un oste, sono piuttosto tarde.
 
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venerdì, marzo 04, 2016

Misteri e segreti di Roma - Palatino - quarta parte


                                                       
 
 
Il labirinto di Domiziano 
 
 
Negli Orti Farnesiani ( uno tra i più antichi ori botanici del mondo ) in mezzo al giardino alberato sistemato sulla terrazza superiore, una siepe bosso riproduce il disegno del labirinto del Palazzo Imperiale di Domiziano.
Sino a qualche decennio, era lo svago preferito dei ragazzi della zona. Ora il labirinto, con le siepi danneggiate e rovinate, non si può più percorrere.

                                                                                 F I N E

mercoledì, marzo 02, 2016

Misteri e segreti di Roma - Palatino - terza parte


                 
 La più antica bestemmia         
Nella più antica raffigurazione nota nella Crocifissione, rozzo scarabocchio sulla parete di un edificio del Palatino, Cristo è rappresentato con testa d'asino. Ha vicino un uomo in atteggiamento di preghiera, e sotto sono tracciate con mano piuttosto inesperta adora il suo spiegano: Alexamanos adora il suo Dio  Alexamenos, l'uomo raffigurato nelle vignetta, come indica il nome era probabilmente i compagni di schiavitù, pagani, che lo schermivano per la sua fede .
Ora la scritta è conservata nell' Antiquarium del Palatino.
                                                                                                   continua...              

martedì, marzo 01, 2016

Misteri e segreti di Roma - Palaino - seconda parte


     
 
La scala di Caco         
 
 
Il gigante Caco, mezzo uomo mezzo satiro, ladro e sanguinario, spirante fuoco e fumo dalla bocca, viveva secondo qualche antica leggenda sull'Aventino, in un grotta dal pavimento rosso e umido del sangue di esseri umani da lui trucidati. Secondo altre fonti abitava invece sul Palatino, dove del resto si distinguono ancora gli avanzi di una  << Scala di Caco >>, nel complesso di antichissimi edifici fronteggianti il Tempio della Magna Mater.
 
 
La Magna Mater     
 
 
Sul Palatino, entro il giardino degli Orti Farnesiani, sorgeva il tempio della Magna Mater, eretto per custodirvi il simulacro in pietra nera della dea che, secondo il responso dei Libri Sibillini, era stato portato a Roma dalla città frigia di Pessinunte.
 
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