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mercoledì, novembre 30, 2016

Misteri e segreti di Roma - Il Vaticano - decima parte

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La Guardia Nobile 
 
E composta di membri dell'aristocrazia romana << nera >>. Sono sempre le stesse famiglie (Altieri, Barberini, Colonna, Orsini, Chigi, Boncompagni-Ludovisi, Ruspoli, Lancellotti, Antici-Mattei, Sarazani, Lepri, Theodoli ecc.). 
La guardia nobile deve essere non meno di 21 e non più di 30 anni. Sana e robusta costituzione fisica. Rendita di almeno 5 milioni l'anno se scapolo. Se ammogliato, dimostrazione di aver preso in dote almeno 100 milioni, o di poterne disporre a titolo personale ( e la certificazione delle rendite dev'essere resa con atto notarile). Esame scritto o orale di lingua francese. Nobiltà di almeno 100 anni, riconosciuta dall'Ordine Gerosolimitano di Malta.
Se l'aspirante a Guardia Nobile dispone di tutti questi requisiti, può godere di questo, che è il massimo onore laico 8e naturalmente gratuito) riservato a pochi eletti. 
Nelle circostanze di gala, ossia solenni, potrà indossare calzoni di panno bianco, stivali alti con speroni di acciaio, collo e paramani celesti con alamari ricamati in oro, elmo con criniera e pennacchio, spalline, bandoliere, cinturone, porta giberne e giberne d'oro, quanti di pelle candida con paramani.  


                                                                                                 F I N E

martedì, novembre 29, 2016

Misteri e segreti di Roma - Il Vaticano - nona parte

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L'Inno pontificio
 
Venne composto dal maestro Vittorino Hallmayer nel 1857, in occasione della visita di Pio IX in Emilia Romagna e Toscana: era il direttore della banda del 47° Reggimento, fanteria di linea delle milizie pontificie del tempo. L'anno dopo, la composizione venne adottata dalla Segreteria di Stato come l'inno ufficiale dello Stato Pontificio.
Quando muore un Papa
 
Il cadavere vieneosto in una prima bara lignea in cui vengono deposte 3 borse contenenti tante medaglie d'oro, d'argento e di bronzo, con l'effigie del defunto, quanti furono gli anni del suo pontificato.
Viene inoltre immesso un tubo metallico contenete una pergamena dove si elencano i fatti principali della vita e del regno del morto; e il tutto è avvolto in un lenzuolo di seta scarlatta. La seconda bara è di piombo e viene anch'essa sigillata, come la precedente, dal Camerlengo, dal Maestro di Camera, dall'Arciprete e dal e dal Capitolo di San Pietro. La terza cassa è di quercia. 

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lunedì, novembre 28, 2016

Misteri e segreti di Roma - Il Vaticano - ottava parte

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Corte Pontificia
 
I Camerieri Segreti (partecipanti o soprannumerari) sono quelli che intervengono a tutte le funzioni personalmente officiate dal Papa. I << partecipanti >> ( che storicamente si chiamano in questo modo perché un tempo avevano la cosiddetta parte di palazzo, ossia mille modi scudi l'anno oltreché cavalli e domestici, pane, olio, vino, legna, carbone ecc.) sono undici in tutte e cioè: l'Elemosiniere segreto, che segue il Papa in ogni funzione, nei viaggi e nelle villeggiature, e in caso di assenza  o malattia sostituisce il Maestro di Camera; il Segretario dei Brevi ai Principi, che a la carica a vita o si occupa della stesura delle missive (in elengantissimo latino) ai sovrani o capi di Stato, che in varie mansioni sostituisce il Segretario di Stato, e tra l'altro tiene la corrispondenza cifrata tra la Santa Sede e i Nunzi all'estero; il Sotto Datario, che sostituisce il Cardinale Datario in varie occasioni per collazione di benefizi ecclesiastici, cure, badie, prebende, dispense matrimoniali e simili; il Segretario delle Lettere Latine, per missive, sempre in latino, a personaggi ragguierdevoli ma di minore importanza e che tra l'altro pronuncia l'orazione funebre mortuo Pontifice, il Coppiere di Sua Santità, carica oggi onorifica, che un tempo assisteva alla mensa papale e mesceva da bere al Santo Padre; il Segretario dell'Ambasciata, che reca messaggi a sovrani o capi di Stato in visita a Roma; il Guardarobiere, che non si occupa del guardaroba papale, cui sono preposti vari dipendenti, ma in compenso porta il cappello  ai nuovi Cardinali e dirige loro un discorso elogiativo; il Sacrista di S.S., parroco dei Sacri palazzi, che è anche confessore del Papa e gli amministra l'estrema unzione in punto di morte; il Prefetto delle Cerimonie,  che a compiti gravosissimi in quanto sovrindente a tutte le cerimonie cui intervenga il Pontenfice sia come capo spirituale della Chiesa, sia come sovrano regnante. E c'è infine un Cameriere segreto partecipante << senza determinazione >> che più o meno assume la figura delle riserve nelle squadre del calcio. 
 
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domenica, novembre 27, 2016

Misteri e segreti di Roma - Il Vaticano - settima parte

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La santa automobile
 
L'automobile del Papa, normalmente foderata di rosso, ha una tasteria con sei bottoni che corrispondono ad altrettanti ordini da trasmettere all'autista ( rallentare, affrettarsi, riprendere, a destra, a sinistra): ciò permette al Santo Padre, se vuole, di non parlar al conducente.
 
 
 
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La Cappella Pontificia (religiosa)
 
E composta da numerosissime personalità: Ne fanno parte anzitutto i componenti del Sacro Collegio, cioè i Cardinali, i Patriarchi e i Vescovi. E poi il Vice Camerlengo, i Principi assistenti al Soglio, l'Uditore e il Tesoriere generale, gli Assessori e Segretari della Curia romana, I Protonotari Apostolici, gli Abati generali e i Generali degli Ordini, il Gran Maestro del Santo Ospizio, gli Uditori di Rota, i Camerieri Segreti sacerdoti, i Cerimonieri Pontifici, i Cappellani e Chierici segreti, il Confessore di Sua Santità, il Confessore della famiglia Pontificia, gli Avvocati concistoriali e parecchi altri insigniti di cariche.
Si nota che l'aggettivo << segreto >> si accompagna spesso a titoli e funzioni di molti membri della Cappella Pontificia (e anche della Famiglia -- o Corte --  Pontificia); ma il termine della gerarchia vaticana ha il semplice valore di << riservato >>, e si usa appunto in rapporto a mansioni riservate alla persona del Pontefice.
 
                                                                                           continua... 
 
 

sabato, novembre 26, 2016

Misteri e segreti di Roma - Il Vaticano - sesta parte

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Le scuderie apostoliche

E difficilissimo vederle; per ottenere la visita occorre un permesso speciale che viene rilasciato di rado, e solo per particolari motivi. Chi riesce ad entrare, tuttavia, può ammirare tra l'altro la berlina di gala di Leone XIII, tutta foderata di broccato rosso e con decorazioni d'oro all'esterno. Nell'interno si vede un tronetto, e sul cielo della vettura è dipinto uno Spirito Santo in forma di colomba entro una raggiera d'argento. Questa sontuosa vettura contrasta con quella usata da Pio IX nella fuga a Gaeta (1848), che è senza ornamenti, nera e dimessa. 
Straordinaria la berlina del cardinale Luciano Bonaparte, cugino di Napoleone III, che l'imperatore donò al congiunto per la circostanza della sua elevazione alla porpora: la ricchezza dei fregi e delle decorazioni ne fanno una specie di reggia in miniatura, perché evidentemente il successore del Piccolo Caporale voleva fare << bella figura >> con la curia romana; ma Luciano, che tralignando dalle tradizioni familiari era uomo di costumi modesti, la usò una volta sola (quando fu creato cardinale, appunto) e morendo lasciò la lasciò alla Santa Sede.
Altre berline cardinalizie, usate fino al '70 dal <> papale, sbalordiscono per il lusso e la finezza degli ornamenti.
Le scuderie vaticane ospitano ancora una ventina di stupendi cavalli tra ungheresi, irlandesi e prussiani; e tutti sono assolutamente neri, senza la minima macchia di altro colore.

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venerdì, novembre 25, 2016

Misteri e segreti di Roma - Il Vaticano - quinta parte


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La Guardia Palatina d'onore

Presta servizio di guardia intorno alla persona del Pontefice. Il servizio è volontario e gratuito, il reclutamento avviene tra la piccola borghesia romana.
Ordinariamente il Corpo si compone di un reggimento su 2 battaglioni di 4 compagnie, raggiungendo in complesso il numero di circa 500 elementi ma durante l'ultimo conflitto mondiale le Guardie Palatine erano assai di più, data la quantità di cittadini romani che vi s'imboscavano per sfuggire al servizio militare in patria, o alle razzie dei tedeschi durante i mesi dell'occupazione.
Il servizio viene svolto secondo un sistema di rotazioni settimanali; ma la Guardia Palatina è anche chiamata, in caso di bisogno, per servizi di piazza come Corpo ausiliario dell'esercito italiano, o per servizi d'ordine pubblico in aiuto alla Polizia della Repubblica.

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giovedì, novembre 24, 2016

Misteri e segreti di Roma - Il Vaticano - quarta parte

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I Gendarmi Pontifici

Nel 1869, l'anno prima della presa di Roma, erano 2210 tra ufficiali, sottufficiale soldati.
Oggi sono 184 (7 ufficiali, 2 sottufficiali, 10 appuntati, 150 gendarmi) e vengono reclutati per concorso. Requisiti: dichiarazione del parroco che li attesti provenienti da famiglia religiosa praticante, nonché immune da tare o malattie organiche di qualsiasi specie (risalendo se possibile fino alla terza generazione); certificato medico e robusta costituzione; età non superiore a 35 anni; statura compresa tra m. 1,78 e 1,90; perimetro toracico non inferiore a cm. 90; istruzione minima, quinta elementare; stato celibe, libertà da obblighi militari. I gendarmi, che sbrigano in Vaticano servizi d'ordine, portano il frac nero sui calzoni azzurri, più o meno come i carabinieri italiani in alta tenuta, e la lucerna in testa. Ma la grande uniforme contempla un enorme colbacco di pelo nero, e calzoni di panno candido con stivaloni alla scuderia.

                                                                                                            continua...

Misteri e segreti di Roma - Il Vaticano - terza parte

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                                                                                             1870
                                                 



Guardia Svizzera


I cittadini svizzeri che aspirano a entrare nel Corpo devono rivolgersi direttamente a Roma, perché la Confederazione vieta a chiunque di reclutare soldati entro il territorio nazionale. Inoltre devono essere nati nei Cantoni più antichi, ossia con esclusione del Canton Ticino ( che nel '500 apparteneva al Ducato di Milano); di religione cattolica apostolica romana; di stato celibe; di nascita legittima; di età dai 18 ai 25 anni se non hanno mai fatto il soldato; fino al 30 se hanno già compiuto al loro paese o altrove il servizio militare; senza difetti fisici; e anche belli, cosa che viene accertata da un ritratto che l'aspirante deve inviare a Roma, al Comandante del Corpo, insieme con la domanda  di ammissione. E lo stesso Comandante che fa visitare in Svizzera, da un medico di sua fiducia, chi voglia entrare nel Corpo.
Gli svizzeri non possono avere impieghi o esercitare arti e servizi fuori dai Sacri Palazzi Apostolici. Giurano fedeltà al Papa, nonché rispetto e ubbidienza ai superiori, nel giorno anniversario del Sacco di Roma; e per farlo s'inginocchiano, alzando tre dita della mano destra per simbolo della Trinità. 
Per quanto abbiano delle gratifiche (incerti), guadagnano poco. Però alloggiano, mangiano e bevono in Vaticano, dove vengono pure curati se cadono infermi. Paga e pensioni sono in franchi svizzeri; la loro festa è il 6 maggio; il loro patrono San Martino. 
Hanno una caserma che si affaccia sulla via di Porta Angelica e contiene anche un armeria, con corazze vecchie di quattro secoli. Gli svizzeri le indossano solo quando il Papa scende nella Basilica di San Pietro in pompa magna. Allora circondano con le alabarde levate la sedia gestatoria, preceduta da quattro di loro che portano sulla spalla destra spadoni da trenta chili. Se qualcuno ha dimenticato di ungere e ingrassare come si deve le corazze il giorno prima, rischia una paralisi artificiale a causa del mancato funzionamenti degli snodi.

                                                                                                continua...


mercoledì, novembre 23, 2016

Misteri e segreti di Roma - Il Vaticano - seconda parte

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La Guardia Svizzera

Se interrogate anche gente di media cultura sull'origine del costume indossato dalla Guardia Svizzera, vi sentirete rispondere senza esitazioni ch'è stato disegnato da Michelangelo. Non si sa come sia nata questa leggenda, forse dal fatto che il costume è cinquecentesco e agli occhi dei romani (perché la favola è nata a Roma)Michelangelo racchiude tutto il Rinascimento, anche per riguardo a mode è confezioni. Invece Michelangelo aveva altro da fare, e se mai gli piaceva svestire la figura umana, come si vede nella Sistina. 
Il costume della Guardia Svizzera è semplicemente quello in voga nell'abbigliamento militare sua fine del '400, quando Baldassar Castiglioni consigliava, in proposito, tinte vivaci e toni in contrasto. 
Nell'uniforme attuale a strisce gialle, rosse e blu, la sola manica rigonfia venne disegnata da Raffaello o almeno è chiaramente riportata in un suo dipinto, anche se l'attuale divisa risale al 1548. In precedenza e cioè fin dall'epoca della sua fondazione, nel 1506, la Guardia Svizzera aveva portato un semplice saio bigio, tagliato a sacco e stretto in vita da una corda, secondo il costume del tempo in uso tra i contadini del cantone di Zurigo.
Oggi gli Svizzeri sono 133 come soldati semplici, e 21 con la carica e le mansioni di ufficiali, sottufficiali o graduati (un comandante col gradi colonnello, un tenente col grado di tenente colonnello  un sottotenente col grado di maggiore, un capitano  e un sottotenente  col grado di maggiore, un capitano e un sottotenente col grado di capitani di I classe, un sergente maggiore col grado di tenente di II classe, quattro sergenti col grado di sottotenenti, dieci caporali col grado di sergenti maggiore, due tamburi col grado di sergenti.

                                                                                                        continua...

lunedì, novembre 21, 2016

Misteri e segreti di Roma - IL VATICANO - prima parte

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Grassi e magri

Il prossimo Papa (che Dio conservi l'attuale) sarà grasso e avrà una R nel cognome. Se non proprio una legge, così vuole una tradizione ormai consolidata da più di un secolo. E va bene che un secolo è poco, per la storia delle Chiesa: ma sta di fatto che Pio IX (Mastai Ferretti) era grasso, mentre il suo successore Leone XII (Pecci) era magro, anzi addirittura esile. Grasso Pio X (Sarto), ma quasi filiforme Benedetto XV (Della Chiesa); bene in carne Pio XI (Ratti), e sottile Pio XII (Pacelli); abbondante Giovanni XXIII (Roncalli), e piuttosto mingherlino Paolo VI  (Montini).
Ora si può comprendere che nei voleri della Divina Provvidenza l'alternarsi di grassi e magri al timone della navicella di San Pietro risponda a un preciso disegno, in relazione con i diversi umori attribuiti ab antiquo a quelle opposte tipologie somatiche; ma sembra più difficile stabilire un rapporto tra le dimensioni corporee e la presenza, nel cognome, d'una particolare lettera dell'alfabeto. Domanda da rivolgere ai cabalisti o forse, con maggiori speranze di successo, ai teosofi.

                                                                                                                   continua...

sabato, novembre 19, 2016

Misteri e segreti di Roma - Via Condotti - quinta parte

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I destini del mondo
 
Vestito d' indumenti che trovava bellissimi e che ripescava in un immondezzaio ai Campi della Rondinella lungo la via Flaminia, viveva sulla Flaminia stessa in un studio appestato d'odori atroci per la presenza sotto il letto, di 76 << invenzioni segrete >> chiuse in altrettanto scatole e lattine ( più che pittore, teneva infatti a essere << meccanico >>, astronomo, filosofo ) e per gli ingredienti sospetti con cui componeva personalmente i colori. Per qualche tempo vendette con successo una << terra d'ombra >> che chiamava << capitone >>, stupendamente gialla; ma il successo finì quando si seppe con che cosa la fabbricava.
Nel suo indescrivibile studio tentava anche la rieducazione alimentare di numerose pulci, che teneva chiuse in una grande scatola piena di farina, sotto una lastra di veto: sosteneva infatti che le calunniate bestiole si nutrivano di sangue umano solo perché nessuno pensava a dar loto altro da mangiare.
A Roma era assai noto, e toccò forse il clou della sua carriera pubblica il giorno in cui, in un locale di via Santa Chiara, tenne una conferenza sul destino del mondo.
Davanti a un pubblico numeroso, il Galli parlò illustrando il suo dire con segni a gesso su quella che sembrava una lavagna. Ma quando i segni furono troppi, e il conferenziere volle cancellarli, si vide una lavagna non era, era una tavola dipinta, sulla quale il gesso strofinato fece un gran guazzabuglio. Accorse allora in aiuto l'assistente, un famoso modello di via Margutta, che lavò via il gesso con l'acqua presa dalla bottiglia del conferenziere. Disgraziatamente era dipinta non a vernice ma a nerofumo; e quando il Galli ricominciò a tracciare segni, il nero gli imbrattò le mani, passò allo sparato candido della camicia gli invase la faccia. 
Il pubblico applaudiva fragorosamente.

                                                                                           F I N E

venerdì, novembre 18, 2016

Misteri e segreti di Roma - Via Condotti - quarta parte

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I destini del mondo

Uno scrittore che conosce a fondo << le cronache del Caffè Greco >> -- Diego Angeli, autore d'un libro di questo titolo -- presenta come uno fra i più pittoreschi habitués del locale Luigi Galli. pittore d'una certa fama e uomo d'indubbia singolarità.
Molto giovane, il Galli era stato protetto da Maria Fedorovna, imperatrice di Russia; più tardi, dalla regina Vittoria. Da entrambe le corti era stato cacciato perché, innamorato successivamente di tutte e due le sovrane, aveva esagerato in intraprendenza.
Moli anni dopo, a Roma, volle riallacciare i rapporti con la corte russa. Il suo tentativo fu accolto con straordinaria buona grazia, e gli i chiese che cosa di preciso avrebbe desiderato dallo zar. Il permesse di stampare rubli, fu, dopo pochi giorni, la meditata risposta; e nessuno poté mai convincere il Galli che il rifiuto, del quale si offese a morte, non era del tutto irragionevole.

                                                                                                          continua...

giovedì, novembre 17, 2016

Misteri e segreti di Roma - Via Condotti - terza parte

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Schopenhauer e i Nazareni

Su un tavolinetto del Caffè Greco, Gogol' scrisse la maggior parte delle Anime morte. Nello stesso caffè Schopenhauer - che vi si recava avendo con sé un barboncino bianco chiamato Atma, << anima del mondo >> - rischiò di essere picchiato dai pittori tedeschi detti Nazareni, per aver insultato la nazione tedesca come la più stupida della terra, riconoscendole l'unica superiorità di poter fare a meno della religione. Cacciato dagli artisti offesi che brandivano ombrelli e bastoni, se ne andò brontolando: << La patria tedesca non può vantarsi di avere in me un patriota.

Il pranzo è pagato

Un'altra celebrità che più volte bevvero il caffè nell'omnibus (la lunga sala interna) fu Liszt, che si recava a Roma tutti gli anni.
Festeggiatissimo nei migliori salotti, in uno principesco rispose a quella che gli era sembrata un'indelicatezza con una storica alzata di cresta.
Una principessa lo aveva invitato a pranzo; dopo pranzo vi fu un ricevimento, e la principessa lo pregò di suonare qualcosa. A quanto si racconta, Liszt sedette al pianoforte, suonò un paio di accordi, si alzò, dichiaro: << Madame, le diner est payé >>, e senza voltarsi indietro uscì dalla sala e dal palazzo.

                                                                                                  continua...


                                                       

mercoledì, novembre 16, 2016

Misteri e segreti di Roma - Via Condotti - seconda parte

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Una proposta all'abate Casanova

Durante il suo primo soggiorno a Roma, giovane abate al servizio del cardinal Acquaviva, Casanova passeggia un giorno per via Condotti (strada condotta) e si sente chiamare dai tavolini del caffè: è l'abate Gama che lo invita a tenergli compagnia.
Qui il futuro libertino comincia a conoscere  altri abati che lungi dal conversare modi e spetti consoni al loro abito, ne raccontano di cotte e di crude.
Intanto entra nel caffè Beppino della Mammana, che al Casanova sembra una donna travestita.
Lo dice all'abate Gama il quale ridendo, gli spiega che Beppino è un famoso castrato. E, sempre ridendo, chiama il nuovo venuto e lo presenta a Casanova dicendogli dell'equivoco.
Il castrato allora propone al nostro Casanova di passare una notte con lui promettendogli di fare da ragazzo e da ragazza.

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Misteri e segreti di Roma - Via Condotti - prima parte

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I condotti , la vergine
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Via Condotti prende il nome dai condotti ( che appunto passavano di qui ) dell'Acqua Vergine, che fu portata a Roma nel 19 avanti Cristo da Agrippa e veniva così chiamata perché, secondo la leggenda, era stata una fanciulla (viro) a mostrare la sorgente agli assetati guerrieri romani.
Quando ne inaugurò l'uso, Roma festeggiò l'evento con ben cinquantanove giorni di feste e spettacoli.

Curiosità punita

Il Caffè Greco, situato in questa via al n. 86, è il più celebre e il più antico (fra quelli tuttora esistenti) di Roma. Risale alla seconda metà del '700 e conserva in gran parte il tipico arredamento neoclassico.
Fra le tante celebrità straniere che frequentarono abitualmente o visitarono saltuariamente il Caffè Greco fu lo Stendhal, visitatore solo occasionale, che si spinse per la prima volta oltre la soglia del famosissimo locale per cercarvi il suo sosia. Un giorno infatti, a Terni, lo Stendhal era stato scambiato per Stefano Forby, pittore e come tale trattato con grandissima cordialità e cortesia; vane erano state tutte le sue assicurazioni di non essere il Forby ma un altro. 
A Roma, saputo che il pittore frequentava il Caffè Greco, lo Stendhal incuriosito andò a cercarlo, e la sua curiosità fu punita: il sosia  era, con grande desolazione dello scrittore, molto brutto.

                                                                                                               continua...
                                                                                               
                                                                        

venerdì, novembre 11, 2016

Misteri e segreti di Roma - Via del Progresso - seconda parte

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Sfruttamento di un miracolo

Nel 1843 la miracolosa immagine della Madonna di Santa Maria del Pianto, fece registrare un altro miracolo: l'istantanea guarigione di un muratore che, fino a qual momento, era costretto a servirsi di stampelle  dopo essersi storpiato una gamba in un incidente. 
Giunto dinnanzi alla Madonna fu visto gettar via le stampelle e camminare con entrambe le gambe.
Del fatto parlò tutta la città e gran folle accorse a venerare l'immagine benefica.
Ne parlò anche il Belli in un sonetto in cui spiegava che di miracoli quella Madonna ne aveva fatti tanti. Ma in una nota al sonetto spiegava anche che il muratore non era affatto storpio, e che la sua << guarigione >> gli era servita per guadagnarsi, alle spalle dei fedeli accorsi, un bel mucchio di quattrini. La cosa venne sfruttata  a fondo con l'aiuto di tre compari che sistemato un deschetto vicino alla chiesa, si misero a smerciare ai devoti <<... immaginette, bambagia intrisa nell'olio della votiva lampada, e raschiatura della sacra muraglia: ogni cosa a un baiocco per cartina... >>.

Altro nome

Prima del miracolo del pianto, la chiesa si chiamava San Salvatore con l'aggiunta di << cacabariis >> o << in cacaberis >>, nomi che indicavano la vicinanza  dei calderari (costruttori di caldaie o cacabi).
Quando vi venne ospitata, nel 1546, l ' immagine della Madonna che versò lacrime, la chiesa cambio nome.

                                                                                                        F I N E


giovedì, novembre 10, 2016

Misteri e segreti di Roma - Via del Progresso - prima parte


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Un nome, tre spiegazioni

C'è chi vuole che il nome di S. Maria del Pianto derivi dall'eterno pianto degli ebrei, qui presso confinato nel ghetto: chi invece parla del pianto della Vergine e della cristianità tutta di fronte all'ostinazione degli ebrei nel loro errore. 
Ma l'ipotesi più accreditata è una terza: la chiesa penderebbe il nome da un miracolo avvenuto nel XVI secolo. 
Due uomini, forse avvinazzati, erano venuti a diverbio dinnanzi ad un ' immagine della Madonna. Il iù forte dei due aveva abbattuto il rivale e aveva già alzato il coltello per ferire, quando l'altro l'aveva implorato che si fermasse, per amor di Dio, e di quella Vergine che li stava osservando. Sentendo invocare il nome della Vergine, l'assalitore senti sbollire la sua ira; ripose il coltello e aiutò il rivale ad alzarsi, porgendogli la mano in segno di riconciliazione. Ma l'fame, incurante di quella Vergine che aveva lui stesso invocato, trasse a sua volta il proprio coltello e l'immerse nel petto dell'altro.
Dinnanzi a tanta nequizia la Vergine non poté trattenere le lacrime, e subito per Roma si sparse fama del miracolo. 

                                                                                 continua...

mercoledì, novembre 09, 2016

Misteri e segreti di Roma - Via S. Francesco da Paola - seconda parte

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Un nome, un programma
 
Qui presso doveva abitar il cardinale Rodrigo, futuro papa Alessandro VI, quando venne a morte lo zio Callisto III, il primo papa di casa Borgia, e contro i suoi protetti si scatenò il furore dei nemici:
Rodrigo, da quell'ottimo politico che era, lasciò saccheggiare il suo palazzo, convinto che tanto sarebbe bastato a sfogare i rancori contro di lui; e difatti mentre suo fratello, l'odiatissimo Pedro Luis, insignito d' innumerevoli cariche, doveva fuggire da Roma, mentre tutti gli altri amici e persino i dipendenti dei Borgia erano perseguitati e massacrati, lui poteva recarsi in Vaticano e, solo fra tutti i parenti, assistere all'agonia del vecchio pontefice.
Salito al soglio nel 1455, a settantasette anni, Callisto non era stato (nepotismo a parte) un cattivo papa. Aveva però avuto pessima stampa fra gli umanisti, che lo accusavano di esser un barbaro e fra l'altro di aver fatto staccare oro e argento dai codici miniati vaticani per cavarne denaro da usare nella guerra contro gli infedeli.

                                                                                               F I N E

lunedì, novembre 07, 2016

Misteri e segreti di Roma - Via di S. Francesco di Paola - prima parte

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Un nome, un programma

La magnifica, scenografica scalinata di S. Francesco di Paola non è altro, pare, che l'antico Vico Scellerato, così detto in ricordo dell'atroce delitto di Tullia, che passò col cocchio sul cadavere del padre Servio Tullio. Nei nomi e nei luoghi vi è un destino: prima che la via e la scalinata fossero ribattezzate con l' attuale, santo nome, vi si insediò una progenie che la voce popolare dice non meno scellerata di Tullia: i Borgia!. A loro appartenevano, secondo la tradizione, le antiche case che scavalcavano così pittorescamente  la scalinata, formando un buio e tenebroso passaggio, sfondo così adatto ad ipotetici assalti di sicari. Alla bella loggia trifora si sarebbe affacciata, i biondi capelli sciolti al vento, Lucrezia.

                                                                                                  continua...

sabato, novembre 05, 2016

Misteri e segreti di Roma - Via di S. Giovanni

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La papessa Giovanna

Bella fanciulla inglese, Giovanna aveva studiato alla scuola di Magonza e vestito l'abito benedettino per amore di un monaco; avendo poi girato con lui tute le scuole d'Europa, divenne teologa di tale sapienza che alla morte di Leone X i cardinali la chiamarono a succedergli col nome di Giovanni VII.
Ma Giovanni VII s'invaghì d'un proprio cameriere segreto.
Da cosa nasce cosa; e un giorno, nel corso di una processione diretta al Laterano, il pontefice sorpreso dalle doglie sullo stradone di San Giovanni, fra il Colosseo e San Clemente, scodellò un inatteso bambino. Alla scandalosa rivelazione seguì immediatamente la morte della puerpera e del piccolo per mano dei cardinali e di popolani inferociti.
Sorta a quanto pare intono alla metà del secolo XIII, oggi irrefutabilmente sfatata, la leggenda è stata oggetto di innumerevoli dispute e pubblicazioni erudite ed è sopravvissuta a lungo nella tradizione orale. Ebbe tanto credito che nella cattedrale di Siena fra i busti dei pontefici rimase esposto fino al tempo di Clemente VIII anche quello di Giovanna. Nel Quattrocento si credeva che il corteo papale del possesso deviasse in via Santi Quattro Coronati per evitare il luogo dell'esecuzione sommaria e sepoltura di Giovanna, identificato con una piccola costruzione (demolita poi da Pio IV) incorporante un frammento di bassorilievo che raffigurava una mammella, o secondo altre fonti d'una statua femminile con un bambino in braccio.  

                                                                                                   F IN E

venerdì, novembre 04, 2016

Misteri e segreti di Roma - Via S. Giovanni Decollato - seconda parte

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I giustiziati e il lotto

A San Giovanni Decollato, i romani andavano a cercare ispirazione per le giocate al lotto: partendo dalle Carceri Nuove, e rifacendo il percosso stesso dei condannati (che passava per un vincolo giusta mente detto  << del Malpasso >>), raggiungevano il luogo delle esecuzioni in vai dei Cerchi, e di qui la chiesa. Pregavano per tutto il tragitto e continuavano a pregare inginocchiati davanti al portale; ma nel frattempo tenevano occhi e orecchie bene aperti per trarre profitto e cavar numeri da tutto ciò che vedevano e sentivano.
Si raccontava che qualcuno aveva passato grossi spaventi, essendo stato seguito da qualche anima giustiziata senza testa o con la testa in mano.

                                                                                           F I N E

giovedì, novembre 03, 2016

Misteri e segreti di Roma - Via di S. Giovanni Decollato - prima parte

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La Camera Storica

La chiesa di S. Giovanni Decollato apparteneva all' Arciconfraternita della Misericordia, istituzione fiorentina che fin dal 1488 assisteva i condannati a morte. Della confraternita fece parte anche Michelangelo.
I corpi dei giustiziati che avevano ricevuto gli ultimi sacramenti veniva sepolti nel chiostro. 
Dal chiostro si può accedere alla Camera Storica, una sorta di piccolo museo, dove sono conservati gli strumenti per le esecuzioni, e tra questi quelli usati per i Cenci e per Giordano Bruno.
Si conservano, oltre alla veste rossa indossata dal giustiziando che ogni anno la confraternita aveva il privilegio di strappare alla morte, anche le ampolle con l'acqua e l'aceto aromatico, i rotoli di carta e i calamai per scrivere i testamenti, le lanterne che illuminavano in carcere l'ultima notte dei condannati, la cesta in cui si buttava il capo mozzato dal corpo, le tavolette con le immagini del Salvatore che i confortatori tenevano davanti al viso dei giustiziandi fino all'istante del trapasso. Alcune di quelle tavolette risalgono al XVI secolo.

                                                                                                        continua...