Traduttore

venerdì, agosto 15, 2014

Misteri e segreti di Roma


  

                                                                                                           

Via del Babuino
Il Babuino parlante   

Il babuino (con una " b" sola, si noti alla romanesca) che dà nome alla via è ritornato pochi anni fa, dopo un lungo esilio ed oblio, e si trova sul muro presso la chiesa di S. Anatasio dei Greci, sopra una fontanella. E una statua di sileno , sogghignate, scambiata dai romani per un scimmiotto, mentre un vecchio (e forse un po' intronato) cardinale la riteneva un ritratto di Santo e s'inchinava e segnava devotamente ogni volta che passava davanti.


Fontana


  
                  Via del Babuino




  1. Poche anni fa, quando il Babuino era appena tornato al suo posto d'onore, due giovinastri lo fecero cadere al suolo e lo danneggiarono. Fermati dalla Polizia, non furono né incriminati, né condannati; il che può suscitare i più legittimi dubbi sulla conservazione del patrimonia artistico e di tradizione romano.
  2. Il Babuino fece spesso parte del "congresso degli arguti"; è quindi anch'esso una "statua parlante". (vedi Pasquino) La vicina chiesa di S. Atanasio, dei greci-cattolici, è nota per le sue suggestive funzioni, svolte da preti simili nell'abbigliamento e per la barba al pope o ai pappas, e per le caratteristiche strutturali (iconastasi, pianta a trifoglio).
  3.  Bruciava un pò
  4.  Un tratto dell'attuale, elegante, Via del Babuino si chiamava un tempo via del Cavalletto, dall'omonimo supplizio che appunto qui veniva applicato. Consisteva nel mettere il colpevole a sedere su un pezzo di legno alquanto affilato, appendendogli ai piedi dei pesi, in modo che l'effetto fosse più doloroso. L'entità dei pesi era strettamente collegata alla gravità del reato commesso.
          Pare che non si trattasse, però di un supplizio particolarmente grave, comminato per reati lievissimi, come il disturbare le rappresentazioni nei teatri,. Preziosa la testimonianza del Belli:
...chè, for de quer tantino de brusciore, un galantuomo, senza stacce a lletto, pò annà p'er fatto suo, com'un zignore.
La fuga di Liszt
In vioa Del Babuino, all'angolo con il vicolo Alibert, abitò nella seconda metà dell'ottocento Carolina principessa di Wittgenstein, amata da Liszt che quand'era a Roma andava ad alloggiare  poco lontano, all'albergo Alibert.
Sposata col principe di Wittgenstein, Carolina fu sul punto di ottenere , nel 1863, l'annullamento del matrimonio, cui dovevano seguire immediatemente le nozze col musicista. Ma all'ultimo momento il papa avocò a sè la pratica, e l'annullamento non fu più concesso.
L'anno dopo, addirittura morì il principe. Ma anche questa volta non vi furono nuove nozze. Liszt si era reso irreperibile, rifugiandosi nella cittadella del Vaticano, dove il 25 aprile 1865 prese gli ordini religiosi; dopo di che andò in giro in abito ecclesiastico e si fece stampare biglietti biglietti da visita intestati all' "abbè Liszt, en Vatican".
La principessa si chiuse in casa e trascorse il resto della sua esistenza dietro imposte serrate, a lume dicandela, scrivendo.
Si spense nel 1887 (pochi mesi dopo Liszt, morto a Bayreuth nel 1886), dicendo che le era dolce morire perchè si sarebbe ricongiunta all'amato.













Nessun commento: