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lunedì, ottobre 27, 2014

Misteri e segreti di Roma (Vicolo del Campanile) seconda parte

Vicolo del Campanile 
Mastro Titta

"Il Bugatti", scrive più avanti l'Ademollo "era bassotto, grasso, sbarbato, sempre pulito e netto della persona: portava cravatta bianca e scarpe scollate. Frequentava moltissimo le chiese" "dal suo modo di agire sul palco traluceva non solamente la calma, ma anche l'indifferenza e quasi il piacere dell'azione. 
Ogni tanto anche in quei momenti tirava fuori la scatola e prendeva tabacco e vi è chi afferma gli accadesse talvolta di offrirne una prese ai condannati, per i quali il Bugatti rappresentava almeno la consolazione del boia pratico. (...) Prima di passare il Ponte, passaggio permessogli solo per ragioni di professione, il boia essendo condannato al domicilio coatto in Trastevere, Mastro Titta da buon carnefice cattolico-romano si confessava e si comunicava".
La sua carriera finì nel 1864, in parte a causa di un incidente: la testa di un suppliziato, Antonio Ayieti, cadde dal palo sul quale era stata infissa, provocando gran spavento nel pubblico.
Questo episodio, e i contrasti con il garzone Ciriaco Pelosi, provocarono il collocamento a riposo del vecchio boia, con una decorosa pensione (pari a una volta e mezza il salario del suo successore, Vincenzo Balducci). 
Abilissimo, come si è detto, in tutte le forme di supplizio, ghigliottina compresa, il Bugatti aveva rapidamente l'uso di questa nuova macchina al tempo dei francesi: tagliando, dal 28 febbraio 1810 al 18 dicembre 1813, cinquansei teste.
                                                                                                              (FINE)

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